sabato 10 agosto 2024

Mario Valletta: ricercatore e rilevatore della Carta geologica d’Italia, docente e divulgatore delle Geoscienze.

di Anna Rosa Scalise

In occasione della ricorrenza dei 150 anni dalla nascita del Servizio Geologico d’Italia, voglio ricordare, a cinque anni dalla sua scomparsa, la figura di Mario Valletta che negli anni ’60, assunto come geologo rilevatore, si dedica con passione e orgoglio alle attività di rilevamento della Carta geologica d’Italia alla scala 1:100.000, che in quegli anni furono potenziate mediante uno straordinario stanziamento di fondi.


Nato a Valva (SA) nel 1936, Valletta si laureò in Scienze Geologiche nel 1959 presso l’Università di Napoli con il massimo dei voti e, dopo la laurea, frequentò nell’anno accademico 1959/60 a seguito della vincita di una borsa di studio la Scuola di Studi Superiori sugli Idrocarburi dell’ENI (ora ENI Corporate University). Nel 1961 entrò come precario al Servizio Geologico d’Italia e, nominato in seguito “Geologo capo”, vi rimase fino al 1981. Valletta raccontava - nel ricordare Alfredo Jacobacci - che allora al Servizio Geologico tra colleghi si era instaurato: “un sodalizio trasformato rapidamente in amicizia, cementata pure dallo spirito di corpo e dall'orgoglio di appartenere ad una storica e gloriosa Istituzione che, senza andare troppo indietro nel tempo, aveva avuto tra i propri ricercatori Francesco Scarsella, Giovanni Merla, Enzo Beneo e ne aveva del calibro di Attilio Moretti, Manfredo Manfredini e Alfredo Jacobacci”. […] “Spirito di corpo ed orgoglio di appartenenza che hanno rappresentato il motore che ha fatto sì che nell'arco di dieci anni fosse completata la Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000, nonostante un Comitato Geologico invadente e pretenzioso, sia lo straordinario “cemento” umano che ha amalgamato “ragazzi” di matrici universitarie diverse”.



Per quel gruppo di rilevatori a contratto, racconta anche Ernesto Centamore: “è stato un continuo stimolo per la ricerca di nuove prospettive, attraverso, innanzitutto, la collaborazione aperta con altri studiosi appartenenti ai vari Enti di ricerca, italiani e stranieri”. A quel gruppo di giovani precari appassionati appartenevano oltre a Mario Valletta e Bruno Compagnoni anche Ernesto Centamore che racconta: “fornirono la nuova linfa alle allora strutture anemiche del Servizio; tale entusiasmo contagiò anche i più giovani geologi di ruolo del Servizio stesso, fino ad allora rimasti in penombra”. Continua Centamore: “Si costituì, se così si può dire, una sorta di scuola non ortodossa e vincolante, priva di condizionamenti e libera di spaziare sul territorio senza legacci”. Nel primo decennio presso il Servizio Geologico, l’opera di Valletta fu caratterizzata da un’intensa attività di rilevamento, in varie aree del territorio italiano comprese in 9 Fogli della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000: F. 188 (Gravina di Puglia); F. 124 (Macerata); F. 101 (Rimini); F. 100 (Forlì); F. 148 (Vasto); F. 130 (Orvieto); F. 155 (S. Severo); F. 173 (Benevento); F. 153 (Agnone); e dal contributo alla redazione delle Note illustrative della Carta Geologica d’Italia 1:100.000 del F.155 (S. Severo) e del F. 148 (Vasto). All’inizio degli anni ’70, quando furono attivati i primi rilevamenti della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000, Valletta collaborò ai rilievi di 4 Fogli geologici: F. 291 (Pergola); F. 301 (Fabriano); F. 373 (Cerveteri); F.433 (Ariano Irpino) e alla stesura delle Note Illustrative dei fogli: F.291 (Pergola); F. 373 (Cerveteri); F.433 (Ariano Irpino).
In seguito, coordinò le attività per la redazione della Carta idrogeologica d’Italia alla scala 1: 50.000 del F.291 (Pergola) e le relative note illustrative, che fu il primo foglio geotematico a tema idrogeologico.




In quegli anni partecipò anche alla “progettazione” ed alla realizzazione della Carta Geologica Regionale dell’Umbria alla scala 1: 250.000; alla realizzazione dei Fogli 1, 2, 3, 4 e 5 della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:500.000 e al compimento dei fogli: F. C6 Roma e del F. D6 Atene della Carta Geologica d’Europa alla scala 1:1.500.000 (UNESCO & Bundesanstalt für Geowissenschaften und Rohstoffe). Di quel periodo sono pure: il contributo alle ricerche sul Messiniano come responsabile di U. O. del P.F. Geodinamica del CNR; la collaborazione tra il Servizio Geologico e la Cassa per il Mezzogiorno relativa al rilevamento alla cartografia dei fenomeni di instabilità di un ampio settore della Calabria settentrionale e di varie aree della fascia nord-occidentale della Basilicata alla scala 1: 100.000 e della Carta litologica della Basilicata alla scala 1: 200.000.
Si impegnò inoltre alla realizzazione della Carta Tecnica della Puglia nell’area compresa tra la valle dell’Ofanto, le Murge, il torrente Locone e gli abitati di Barletta e Bari. Tra il 1977 ed il 1979 partecipò agli studi e alle ricerche condotti dai Servizi Geologici dell’Europa comunitaria sulla possibilità del seppellimento nel sottosuolo delle scorie radioattive a lunga vita e/o ad alta attività. Le risultanze di tali studi furono pubblicate nel volume: “Confinement geologique des dechets radioactifs dans la communautè europeenne”, edito nel 1980.
A seguito del terremoto in Irpinia del 1980 la sua attività si avviò nelle aree interessate dal sisma su richiesta del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, al fine di verificare i danni alla rete infrastrutturale indotti o inducibili da movimenti franosi riattivati a seguito del sisma e di analizzare la dinamica dei versanti in rapporto ai centri abitati nonché eseguire indagini finalizzate alle nuove scelte per la ricostruzione.
Nel 1981 nell’ambito della collaborazione attivata tra il Servizio Geologico e la Regione Campania, al fine di fornire un supporto tecnico operativo alle attività post sisma, Valletta si impegnò nella scelta delle aree idonee alla localizzazione di infrastrutture e/o insediamenti produttivi e nello studio dei movimenti franosi e/o di condizioni di potenziale instabilità nei territori di Calitri, Senerchia, Calabritto, S. Mango sul Calore e Castelfranci. Per quanto riguarda il movimento franoso di Calitri si occupò anche della valutazione delle proposte progettuali inerenti al consolidamento. Contribuì, inoltre, alle attività per l’esame di proposte progettuali relative ad insediamenti industriali e ad opere infrastrutturali nelle aree epicentrali del sisma del 1980 nell’ambito del Comitato Tecnico del Ministro per la Protezione Civile, nonché alle attività della Struttura del Commissario Straordinario di Governo per l’area comunale di Napoli.
Successivamente a seguito della crisi bradisismica dei Campi Flegrei del 1982-84, in qualità di membro della Commissione Tecnico scientifica, si interessò ai programmi di studio e di ricerca relativi a tale fenomeno.
Ulteriori impegni furono quelli della partecipazione alla redazione dei piani di bacino idrografico regionali e interregionali.
Nel 1984 iniziò la collaborazione con il “Centro di Morfologia Integrata per l’area del Mediterraneo” che, d’intesa con l’UNESCO, promuoveva studi in aree poco conosciute interessate da pericolosità geologica e sismica. L’area scelta per questi studi fu quella compresa tra i fiumi Ufita e Miscano, nella valle del fiume Calore (Campania). A questo progetto parteciparono Mario Valletta e Ugo Chiocchini nella veste di coordinatori della ricerca e Attilio Moretti, ex direttore del Servizio Geologico, nella veste di Presidente del Comitato scientifico. Laura Sacchi e io fummo subito entusiaste di partecipare al rilevamento geologico e geomorfologico di quelle aree e successivamente di approfondire le ricerche sulla stabilità dei versanti tra Melito Irpino (AV) e Orneta (AV) e sulla frana di Ariano Irpino (AV) del 29/06/88. Il lavoro svolto venne poi successivamente pubblicato nel Vol. XLII delle “Memorie Descrittive della Carta Geologica d’Italia” (1992).
Fu proprio in questo contesto che ebbi l’occasione di conoscere Mario, sia come figura umana che come professionista. Era una persona semplice, a volte ironica, non parlava molto ma aveva la caratteristica di metterti subito a tuo agio. Era un ricercatore instancabile e appassionato ed era sempre molto professionale; passammo tanto tempo insieme per eseguire le attività di campagna in quell’aree dell’Irpinia, nacque così una solida amicizia e una collaborazione duratura nel tempo anche per altre attività di ricerca svolte in vari luoghi del territorio italiano come quelle: sull’Acquifero minore della formazione della Daunia nell’ Appennino centro meridionale; sulle Forme calanchive a canne d’organo dei terrazzi marini del litorale tirrenico della Calabria settentrionale; sul Massiccio dei Monti Alburni: un lungo viaggio nella geodiversita’; sul Lago di Telese: un piezometro naturale; sui geositi di importanza comunitaria: Carsismo al Camposauro; sui Gessi del bolognese e i Calanchi dell’abbadessa; sul Contrafforte pliocenico bolognese; sulla sorgente di S. Susanna (Rieti, Italia centrale); sulla Componente biotica delle aree al contorno di geositi di importanza comunitaria; sulla proposta per l’istituzione di un vasto geosito per la protezione delle forme di erosione a canne d’organo del patrimonio geologico della Calabria; sui ricordi di Alfredo Jacobacci, Attilio Moretti e Pietro Bruno Celico.
Nel 1985, Mario fu nominato coordinatore del Settore Geologia della Regione Campania e in tale contesto si occupò della cartografia litologico-tecnica dei bacini idrografici e dei fenomeni di dissesto e delle condizioni di stabilità della penisola sorrentina nonché delle condizioni di Rischio della Collina dei Camaldoli. Partecipò alle ricerche del Gruppo Nazionale Difesa Catastrofi Idrogeologiche del CNR. La linea di ricerca - Eventi franosi a grande rischio - e l’Unità Operativa 2-34. In quello stesso arco di tempo, venne anche chiamato a far parte di vari organismi consultivi o di studio, tra i quali è da menzionare la Commissione incaricata dal Prefetto di Napoli di studiare il tragico evento franoso di Palma Campania del febbraio 1986. Nel 1989, fu incaricato di costituire e dirigere, presso il Servizio Ecologia della Regione Campania, il “Settore Tutela del Suolo e Sottosuolo”. Le prime ricerche relative a tale incarico si riferiscono all’inquinamento di vari corpi idrici utilizzati dall’acquedotto del Matese orientale, Monte Moschiaturo e Roccamonfina. All’inizio degli anni ’90 partecipò alle Commissioni di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) delle centrali elettriche del basso Garigliano e di Giuliano; della linea ferroviaria dell’Alta Velocità tra Roma e Napoli e successivamente fu nominato membro dell’Osservatorio ambientale in relazione alla realizzazione della stessa linea ferroviaria. In quel periodo si interessò anche degli studi sugli aspetti geologici dei territori ricadenti entro i Parchi nazionali del Cilento-Vallo di Diano e del Vesuvio.


Nel 1993, nell’ambito della ristrutturazione dell’Area Generale Ecologia e Tutela dell’Ambiente della Regione Campania fu incaricato alla direzione del “Servizio Sorveglianza Geologica” fino al 30 giugno del 1995, data delle dimissioni volontarie dal servizio. Il suo spirito irrequieto di ricercatore instancabile lo portò comunque a continuare le ricerche e gli studi intrapresi precedentemente relativi alle Aree Naturali Protette; in particolare si dedicò agli aspetti geologici, idrogeologici e geomorfologici di molte aree ricadenti nei Parchi regionali del Taburno-Camposauro, Monte Marzano-Monte Eremita, Monti Picentini e Monti Lattari. Lo studio fu poi pubblicato negli Atti del Convegno “Ambiente e Turismo: un equilibrio multimodale “Università della Calabria del 1994 e negli Atti del VII Congresso della Società italiana di Ecologia (S.I.t E.) del 1996.
Tra il 1996 ed il 1998 avviò una collaborazione con il Servizio Geologico d’Italia finalizzata ad un’analisi preliminare sull’inquinamento di vasti settori dell’Appennino meridionale della Calabria e dell’Appennino centrale e, successivamente nel 1999 allo studio degli aspetti idrogeologici della stabilità dei versanti e geologico-ambientali del Foglio 433 Ariano Irpino della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000.
Nello stesso periodo collaborò fino al 2002 con i ricercatori dell’Università Federico II di Napoli ad un programma di ricerche sugli aspetti idrogeologici ed idrogeochimici di ampi settori dell’Appennino meridionale, finalizzato ad individuarne la potenzialità e ad ottimizzarne la rete di monitoraggio.
A partire dell’anno accademico 1999-2000, Valletta fu incaricato come professore a contratto dalla Facoltà di Scienze dell’Università degli Studi del Sannio di eseguire l’insegnamento di: “Geologia Ambientale” per il corso di laurea in Scienze Geologiche. Lo stesso insegnamento fu prolungato per gli anni accademici successivi fino al 2004 anche per i Diplomi Universitari in Geologia per la Protezione dell’Ambiente e Scienze Ambientali e per il corso di laurea in Scienze Ambientali ed in Scienze della Terra.
Dal 2005 al 2009, fu incaricato dal Consiglio della Facoltà di Scienze dell’Università degli Studi della Tuscia a ricoprire l’incarico d’insegnamento a contratto di “Cartografia per l’Ambiente ed il Territorio” per il Corso di Laurea di I livello in Educazione e Divulgazione Ambientale e di “Litologia e Geologia” per il Corso di Laurea di I livello in Scienze Ambientali - indirizzo terrestre.
Negli anni successivi continuò la sua attività frenetica di ricercatore e di consulente scientifico nonché di coordinatore di vari progetti di ricerca, di organizzatore e di partecipazione a convegni/congressi e di divulgatore delle geoscienze. Tra le collaborazioni attivate in quel periodo sono da ricordare quelle con la TAV (Treno Alta Velocità), nell’ambito del progetto “Cultura d’impresa e apprendimento organizzativo”, per l’organizzazione e lo svolgimento di seminari relativi al monitoraggio dell’impatto di quell’opera sull’ambiente idrico sotterraneo e superficiale.
Con l’Università del Sannio nell’ambito del programma europeo NETWET 2 in qualità di coordinatore scientifico, dei programmi di ricerca relativi allo studio idrogeologico e alla inquinabilità di “bacini minori” nell’area della “Formazione della Daunia” Auct. Con il “Geoparco della Tuscia” come responsabile della ricerca, del rilevamento, dello studio e della schedatura dei “Geositi” dell’area del Parco e come componente del Comitato Scientifico.
Nel 2003, divenne socio fondatore e componente del Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana Geologia e Turismo (G&T) e in questa veste si impegnò sia alla “progettazione” che alla redazione dei primi 5 numeri del Notiziario dell’Associazione. Dal 2004 in poi, Valletta, contribuì con passione ed impegno all’organizzazione di vari convegni in qualità di membro del Comitato scientifico e del Gruppo dei referee del II Congresso di G&T (Geologia & Turismo), oltre che coordinatore dei contributi di vari “Gruppi di lavoro”; del III Congresso Nazionale G&T a Bologna (2007); in quella sede mise in debito risalto la Geodiversità relativa ad aree del Viterbese, del Sannio e del Salernitano; del IV Congresso Nazionale G&T di Bologna (2010), nell’ambito del quale fu coautore di vari contributi; del V Congresso di G&T (2013) del quale fu coordinatore e convener di una Sessione: “I luoghi del turismo geologico- dalla percezione del rischio alla divulgazione per la conservazione”; del Convegno Nazionale di Studio “Geologia e…mito” (2008) con la relazione introduttiva “Geologia e Turismo”: esempi nazionali ed internazionali. Dal dicembre 2007 fu consulente scientifico della Commissione “Area Risorse Naturali: Suolo”, istituita presso il Consiglio Nazionale dei Geologi; Nel 2009 fu membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana di Geologia Applicata ed Ambientale (AIGA) e membro del Comitato Scientifico organizzatore di Geoitalia 2009. Partecipò con impegno in un’indagine a tappeto sui “potenziali” Geositi del Geoparco della Tuscia nell’ambito di un Progetto Pilota. Occupandosi ancora di Geoparchi partecipò come convener del Seminario F2 “Geoparchi, Geoturismo e Sviluppo Sostenibile” nell’ambito dell’VIII Forum Italiano di Scienze della Terra, Torino (2011).
Nel 2011, fu nominato vicepresidente del Consiglio di Presidenza della FIST (Federazione Italiana Scienze della Terra). Prese parte ancora come Membro del Comitato scientifico in varie iniziative tese alla divulgazione delle Scienze della Terra: Convener della sessione “Geodiversità” nel ’86 Congresso della Società Geologica; della FIST relativo alla “Giornata di Scienze della Terra”; del Convegno “I Paesaggi del Vino 6”, Perugia (2011); della “Sezione” Geologia Ambientale, Geoturismo e Geositi dell’Istituto Euro Mediterraneo di Scienze e Tecnologia (IEMEST); della Rocca di Cerere European and Global Geopark; del IV Congresso Nazionale SGI – Sezione Giovani “Le Smart Cities si edificano sulla Geologia” Roma 2014 e chairman della Sessione “Dalla Terra alla tavola: Geositi e Geoturismo”; del V Congresso Nazionale SGI – Sezione Giovani “Uomo – Ambiente Fisico”, Pescara (2015) e di chairman della Sessione “Geoturismo”. Coordinò i Gruppi di Lavoro relativi a: “Geositi e Geoparchi”; “Viaggio di Goethe in Italia”; “Itinerari Geoturistici” e “Geologia e Termalismo”, iniziative promosse dalla Segreteria Generale dell’IYPE (International Year of Planet Earth) congiuntamente con G&T (Geologia e Turismo); prese parte alla realizzazione della Guida geologico – turistica del Monte Bulgheria; alla stesura di “Wine landscapes of Italy” del volume Geomorphological landscapes of the world, edita da Springer; Si prese cura inoltre, della preparazione di un volumetto destinato agli studenti delle scuole medie, finalizzato alla divulgazione delle Scienze della Terra: GeopiduMaremma – Il mio primo libro di Geologia (2015); e in seguito: GeopiduItalia (2017), e in cantiere: “GeopiduBulgheria” e “GeopiduMadonie”. Purtroppo, per un infausto destino fu colpito nel pieno delle sue attività tecnico-scientifiche e dopo un periodo di sofferenze fisiche e morali, il 23 marzo del 2019 dovette cedere alla ineluttabile sorte della natura umana.
Ed oggi, nel ricordo di Mario Valletta, si innalzi un augurio di “Pax Domini” per un uomo buono ed intelligente che nella vita è stato profondamente amante della propria famiglia.
Cosa dire ancora, caro Mario: “grazie, è stato entusiasmante lavorare con te“ e nel porgerti l’estremo saluto: Ti sia tanto, tanto lieve la terra, amico e maestro.







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