di Alessio Argentieri
Rilanciamo l’articolo
pubblicato sull’ultima uscita in digitale di Professione Geologo,
notiziario online dell’Ordine dei Geologi del Lazio
(https://blog.geologilazio.it/)
L’articolo è consultabile
anche al seguente link:
https://blog.geologilazio.it/2022/06/30/estrosi-geologi/
INTRODUZIONE
Le fondamenta del progetto Geoitaliani
(www.geoitaliani.it) poggiano sulle figure quasi leggendarie dei precursori
delle scienze naturali nel nostro Paese, sviluppatesi pienamente dal
Rinascimento. Protagonisti di questi albori furono studiosi poliedrici, attivi
in campi disparati (anatomia, botanica, alchimia, metallurgia, chimica,
medicina, zoologia, orittologia, e forse anche stregoneria…). Questa tendenza
alla multiformità di interessi, la cui massima espressione si incarnò in
Leonardo da Vinci, si è propagata nel tempo e nello spazio, lasciando una
traccia nel ‘DNA virtuale’ dei geologi italiani, sino ai giorni nostri.
Questo confusionario contributo è un
repertorio, ovviamente incompleto, di personaggi che hanno sviluppato e
coltivato, nel passato recente e prossimo, interessi paralleli alla passione
per la geologia. Partendo dal contributo istrionico dei geologi attori alla
Settima Arte si passa alle performances sportive e si chiude con quelle
musicali e poetiche.
PRIMO
ATTO- LA SETTIMA ARTE: GEOLOGI ATTORI
Fatta la premessa, non resta ora che
iniziare proferendo le parole magiche: “MOTORE!
PARTITO! CIAK! AZIONE!”
E’ d’obbligo avviare la rassegna con le
presenze sul grande schermo, e da una foto che per prima ha ispirato questo
racconto: tre giovani prestanti in costume di scena, a formare una piccola
piramide umana (Fig. 1). Sono Ernesto Centamore (futuro rilevatore
del Servizio Geologico d’Italia e poi professore presso le Università di
Camerino e Roma- Sapienza) e Biagio
Camponeschi (docente presso la Facoltà di Ingegneria della Sapienza e a
Perugia), giovani figuranti del più famoso Colossal della storia del cinema: Ben Hur, prodotto dalla Metro Goldwyn
Mayer e realizzato a Roma negli studi di Cinecittà, tra il 1958 e il 1959, con
la regia di William Wyler. La pellicola, che ottenne 11 Oscar, richiese uno
sforzo economico imponente: 15 milioni di dollari, una parte dei quali
utilizzata per pagare i circa 50.000 tra generici, figuranti e comparse
reclutati a Roma. Tra di loro, gli aitanti giovanotti nella foto. Ernesto, come
“generico extra di prima categoria” ricoprì durante le riprese più ruoli: pretoriano
con lancia e scudo piantato solidamente davanti alla meta; pirata; tamburino
portainsegne. Memorabili i racconti della scene della Via Crucis, nelle esotica
location simbruina degli Altipiani di Arcinazzo, e della battaglia navale nel
vascone di Cinecittà, con il pirata Biagio Camponeschi che liscia tragicamente
la passerella durante l’arrembaggio, sparendo lungo la murata
dell’imbarcazione. Vengono perciò in mente le parole di Walter Alvarez: “my friend Ernesto Centamore, a giant Italian
with a gargantuan appetite for life, for food, and for geology” (in “T. rex and the crater of Doom”, 1997):
una definizione concepita sulle montagne umbro-marchigiane negli anni ’70, che
ancora oggi gli si attaglia alla perfezione.
Restando in campo cinematografico, un
laureato in Scienze Geologiche del Dipartimento di Scienze della Terra
dell’Università di Camerino ha scelto la passione della gioventù, la
recitazione. E’ il camerte Cesare Bocci,
classe 1956, tra i cui meriti artistici è impossibile non citare in primis l’aver dato meravigliosamente
corpo al Vicecommissario Mimì Augello: senza di lui, non avrebbe ragion
d’essere neanche l’amato Commissario Montalbano. Grazie a fonte confidenziale
attendibile, ecco una chicca (poi confermata dallo stesso interessato) sulle
prime interpretazioni di Bocci, abile a cambiar dialetto: durante una serata di
un’escursione di universitari camerti, Cesare si produsse assieme al compagno
di studi Peppe Vella in un’applaudita imitazione della coppia formata dal
romano Centamore e dal gallurese Giovanni Deiana (coraggiosamente fatta davanti
ai due originali). Ricordiamo infine che il cordiale Cesare, oltre a prestare
il proprio volto a molte iniziative benefiche, è anche testimonial della
“Settimana del Pianeta Terra”.
Spariamo adesso un’altra cartuccia
formidabile. Negli anni ‘50 sul Lago Maggiore si doveva fare veramente una
bella vita; lascio che ne assaporiate l’atmosfera attraverso le parole di chi
lo ha raccontato: “Sono nato e cresciuto
sul Lago Maggiore, a Stresa, e nel primo dopoguerra c'erano il casinò, le prime
elezioni di Miss Italia e tanto movimento, per cui era normale che girassero
tanti film, e che noi ragazzi del paese venissimo invitati a partecipare, come
comparse e talora come caratteristi. Così sono stato comparsa in “Una notte con
te”, “Cronaca di un amore”, e altri di cui non ricordo il titolo, mentre ho
avuto una particina in “Miss Italia”, dove rappresentavo uno studente
secchione, con gli occhiali, fan di una Miss Italia che era la Gina
Lollobrigida (che io già conoscevo di persona). Quando mi è capitato, dopo
cinquanta anni, di vedere il film, non ho più ritrovato alcune scene che avevo
girato, ma avevo conservato delle locandine, tra cui quella che ti ho
trasmesso. Tutto qui, allora come futuro geologo andavo a mezzogiorno alle cave
di Baveno, quando facevano saltare le mine, a cercare tra i massi frantumati
dei bei cristalli di quarzo e ortoclasio. Ma ero ancora in prima liceo.”
Quel ragazzo, amico delle belle attrici dell’epoca, era Antonio Praturlon (fig. 2, fig. 3),
futuro membro della “trinità geologica” con Colacicchi e Castellarin. E un
altro piccolo coup de théâtre: chi
era lo sceneggiatore di “Miss Italia”? Vittorio Nino Novarese, vincitore poi di
due premi Oscar come costumista, ma soprattutto figlio del grande geologo
torinese Vittorio Novarese.
Il legame tra geologia e cinema ci porta
ora a tre fratelli originari di Amelia, presso Terni: Odoardo, Piero e Mario Girotti, tutti e tre con esperienze di
recitazione. Per Mario, noto con il nome d’arte di Terence Hill, una
lunghissima carriera iniziata coi Musicarelli degli anni ’50, poi il grande
successo tra la fine dei anni ’60 e i ‘70 come cowboy (spesso sugli scenari
delle montagne appenniniche) e dopo molti anni, quale prete in bicicletta con
tonaca e baschetto, su quelle ‘Montagne di San Francesco’ tanto care ai
geologi. Veniamo al fratello maggiore Odoardo
Girotti, geologo quaternarista e già professore presso La Sapienza, e alla
sua presenza cinematografica di gioventù in Viale
della speranza di Dino Risi (1952), il cui protagonista era Marcello
Mastroianni (piccola divagazione: Marcello, in virtù del diploma di perito
edile, lavorò durante la Seconda Guerra Mondiale come disegnatore tecnico
presso l’Istituto Geografico Militare di Firenze; un'altra sottile liaison tra cinema e discipline della
Terra). Infine, per completezza di informazione, menzioniamo il minore dei
fratelli Girotti, Piero, che recitò come attore in Il padrone sono me! di Franco Brusati (1955), con Paolo Stoppa e
Andreina Pagnani.
Il paleontologo Carlo Sarti, classe 1962, nativo di Budrio e laureatosi
all’Università di Bologna, è il curatore del Museo Geologico “Giovanni
Capellini”. Ricercatore, scrittore e divulgatore, è anche regista e
sceneggiatore di lungometraggi e cortometraggi; tra i titoli della sua
filmografia citiamo Goodbye Mr. Zeus
del 2009 e La finestra di Alice del
2013.
Leo
Ortolani, classe 1967,
pisano di nascita ma parmense d’adozione si è laureato in scienze geologiche
all’Università di Parma; è affermato disegnatore, fumettista e creatore di
graphic novels, tra cui spicca la celebre serie “Rat-Man” (trasposta anche in cartone animato). La passione
d’origine emerge da uno dei lavori più recenti di Ortolani, dal titolo Dinosauri che ce l’hanno fatta, pubblicato
nel 2020 dopo una lunghissima gestazione iniziata, a sua detta, nel lontano
1972.
Altro personaggio è Gildo Di Marco, abruzzese di Sulmona, classe 1946. Studente di
Scienze Geologiche alla Sapienza di Roma negli anni ’60, si
laureò sotto la guida di Ruggero Matteucci con una tesi in micropaleontologia
sulla successione laziale-abruzzese. Fu attore cinematografico, poi insegnante
e ideatore della manifestazione rievocativa “Giostra cavalleresca di Sulmona”.
Tra i lavori cinematografici più recenti di Gildo menzioniamo Mala tempora
(2008) di Stefano Amadio, Baùll di
Daniele Campea (2014), Un’icona d’argento
(2017). La sua carriera artistica iniziò e si sviluppò tra gli anni ’60 e ’70,
quando prese parte come attore caratterista a numerose pellicole di genere:
Spaghetti-western (I Quattro dell’Ave
Maria, 1968; Un esercito di cinque
uomini, 1969; Arizona si scatenò... e
li fece fuori tutti!, 1970; Continuavano
a chiamarlo Trinità, 1971; Gli
fumavano le colt… lo chiamavano Camposanto, 1971; Uomo avvisato mezzo salvato… Parola di Spirito Santo, 1971; Sentivano uno strano, eccitante puzzo di
dollari, 1973); horror italiani anni ’70 con Dario Argento (L'uccello dalle piume di cristallo,
1970; 4 mosche di velluto grigio,
1971; Il tram, 1973); drammi come La bellissima estate (1974) di Sergio
Martino; commedie quali Armiamoci e
partite (1971) con Franchi e Ingrassia, Il
terrore con gli occhi storti (regista Steno e protagonista Enrico
Montesano, 1972), ma soprattutto Brancaleone
alle crociate (1970). In quest’ultima pellicola, capolavoro del cinema
italiano firmato dalla triade Monicelli-Age-Scarpelli, Gildo era tra i membri
dell’armata di sgangherati in Terra Santa, ricoprendo il ruolo dello storpio ma
vedente sempre portato, in una bizzarra simbiosi, a cavacecio dal cieco (Fig. 4). E’ lui l’oggetto di una delle migliori
battute del film, magistralmente recitata da Adolfo Celi, il re Boemondo che
parla in siculo a rima baciata, come nel Teatro dei Pupi: sul campo di
battaglia, sotto le mura di Gerusalemme, Boemondo chiede a Brancaleone mentre
passano in rassegna l’armata pronta alla pugna: “Vene cuntra a li nimici/ puri chiddu a cavacici?”. Tutto
assolutamente sublime…
SECONDO ATTO- MENS SANA IN CORPORE SANO: GEOLOGI
ATLETI
La pratica dell’attività sportiva,
specialmente quella agonistica, fu opportunità per i prestanti giovanotti
menzionati nella prima parte per essere notati in quanto atleti e quindi
introdotti nel cinema. Sia Odoardo
Girotti che il fratello Mario ebbero negli anni ‘50 una esperienza
agonistica come nuotatori presso la S.S. Lazio. Ernesto Centamore praticava invece il canottaggio.
Nel rugby eccelse Guglielmo Colussi, che alla professione geologica svolta all’estero
affiancò una carriera rugbistica prima da giocatore (S.S. Lazio, CUS Roma e
Rugby Roma) con 7 caps nella
Nazionale maggiore (tra il 1957 e il 1968- Azzurro n. 164), poi da allenatore e
dirigente sportivo. La maglia azzurra la vestì anche Mario Percudani (9 caps negli anni ’50. Azzurro n. 135), laureato
in geologia che però fece l’imprenditore ortofrutticolo, 3 scudetti con la
Rugby Parma. Nel campo affine dell’ingegneria idraulica e dell’idrologia si
trova un terzo azzurro (4 presenze), il veneziano Andrea Rinaldo, ordinario di costruzioni idrauliche all’Università
di Padova, già seconda linea del Petrarca, poi presidente del club patavino e
dirigente della Federazione Italiana Rugby. Nella palla ovale si sono inoltre
cimentati, a livello giovanile o amatoriale, vari geologi, tra cui: Lamberto Pannuzi, l’attuale presidente
SGI Sandro Conticelli, Claudio Faccenna,
Andrea Billi, Massimo Fabiani, Pierfrancesco Grangié, Marcello Goletti, Dario
Tinti.
E in una galleria quasi tutta di
personaggi maschili figura anche Patrizia
Costa Pisani, laureata in scienze geologiche alla Sapienza con il già
citato Centamore. Oggi Patrizia è senior staff seismic imaging geophysicist
alla compagnia petrolifera Chevron (Houston, Texas, USA); a questo brillante
curriculum si affianca anche un passato rugbistico di buon livello con
l’Arvalia Rugby Villa Pamphili a Roma, che le è valso due presenze ufficiali
con la Nazionale maggiore femminile.
Il paleontologo Nino Mariotti fu invece pallavolista in gioventù con il CUS Roma
(1958-70), poi allenatore della squadra femminile in serie A (fino al 1986) e
della juniores maschile che vinse il campionato italiano.
Il legame tra l’atletica leggera e la
geologia lo incarnò appieno Renato
Funiciello, il cui percorso intrecciato tra scienza e sport, prima come
praticante e poi come precoce allenatore, è stato raccontato sul numero 36 di questa rivista (2013). Ma Renato
non fu il solo a calcare le piste di tartan: negli anni ’60 si strutturava a
Roma una nuova leva di atleti tra gli studenti universitari, aggregati attorno
al Centro Universitario Sportivo Italiano. Tra i laureandi e giovani
ricercatori di allora alterneranno le calzature sportive agli scarponi da
montagna anche Gianni Lombardi, Umberto Nicosia, Giovanni “Jack” Pallini
(più noto per le passioni pantagrueliche), Francesco
Schiavinotto, Maria Alessandra Conti. Tra i docenti citiamo Antonio Praturlon e Giuseppe Sirna. Rivedere oggi,
nell’epoca dell’abbigliamento sportivo griffato e delle scarpe di colori
diversi e sgargianti, queste meravigliose immagini di tute striminzite, di
tessuti scomodi e tutt’altro che antitraspiranti, di abbinamenti di capi
improbabili fa sorridere, commuovere e inorgoglire allo stesso tempo (fig. 5, 6). Infine menzione per il professionista e
autore di testi tecnici Giulio Riga,
calabrese, che negli anni fu buon mezzofondista (800
e 1500 m), allenato da Funik e da Oscar Barletta, vestendo i colori delle
Fiamme Gialle e della nazionale.
Fig. 6 - Maratona di Capodanno di Roma organizzata dal CUS
(1977): da sinistra Sandra Conti, Umberto Nicosia, Gianni Lombardi, Giovanni
Pallini e Renato Funiciello.
TERZO ATTO- ISPIRATI DA EUTERPE E CALLIOPE, OVVERO DEI GEOLOGI MUSICISTI E POETI
Le Muse Euterpe e Calliope hanno
ispirato diversi geologi nella musica e nella poesia.
Un personaggio peculiare è il parmense Roberto Mantovani (1854-1933) che, dopo
essersi diplomato in violino alla Regia Scuola di Musica della sua città,
divenne scienziato autodidatta. Ebbe un’esistenza originale, che lo portò
dapprima per ragioni concertistiche all’isola di Reunion, dove si trattenne e
visse poi per 15 anni, mettendo su famiglia e guadagnandosi da vivere come
insegnante di musica e console onorario italiano. La permanenza nell’Oceano
Indiano (su quello che in seguito sarebbe stato identificato come uno hot spot) lo portò a formulare precoci
considerazioni di geodinamica: il contributo più noto di Mantovani, esposto in
uno scritto del 1909, è infatti una teoria di deriva continentale connessa ad
espansione del pianeta per dilatazione. La paternità del concetto di mobilità
dei continenti, seppur in forma ancora embrionale e confusa, gli fu
riconosciuta vent’anni dopo dallo stesso Alfred Wegener nel suo celebre “Die Entstehung der Kontinente und Ozeane”
del 1929. Successivamente Mantovani si trasferì alle Isole Mauritius e poi in
Bretagna.
Altra vicenda, di tempi meno remoti e luoghi non esotici. Nel 1976 si creò a Roma, nella grande stagione che ebbe il Folkstudio di Trastevere come luogo simbolico, il “Gruppo di musica acustica e medievale”. L’ensemble sviluppò un repertorio che, partendo dal Medioevo e dal Rinascimento europei, si è espanso a comprendere sonorità dell’area celtica e composizioni proprie. Il nucleo fondatore della formazione, evoluta nel tempo divenendo più semplicemente “Acustica Medievale” (fig.7), era composto dai fratelli Paolo (voce, fiati, chitarra) e Guido Benigni (chitarra, tastiere, voci) e da Massimo Santantonio (chitarre, mandolino) stratigrafo del carbonatico, già rilevatore del Servizio Geologico d’Italia e oggi professore presso l’Università Sapienza.
E’ del 1982 l’incisione di un LP (era ancora l’epoca del
vinile), l’omonimo Acustica Medievale,
etichetta Folkstudio; della formazione che incise quell’album del 1982 fece
parte altresì, al basso e alle percussioni, Fabrizio Cecca (fig. 8), altro
paleontologo/stratigrafo, oltre che contrabbassista/compositore. Anche lui
faceva parte della covata di appassionati che Giovanni “Jack” Pallini plasmò
sulla dorsale umbro marchigiana, facendone degli specialisti di ammoniti. Cecca
si laureò presso La Sapienza nel 1981/82, con una tesi sulle associazioni del
Giurassico superiore dell'Appennino Umbro-Marchigiano; successivamente conseguì
il Dottorato di Ricerca presso l'Università di Lione sotto la guida di Raymond
Enay, lavorando nel Bacino Voconziano. Nel periodo fine anni '80 - metà anni
'90 fu geologo presso il Servizio Geologico d'Italia e ricercatore presso
l'Università di Urbino; si trasferì poi definitivamente in Francia,
inizialmente all'Università di Marsiglia e infine a Parigi, divenendo
professore di paleontologia all'Université Pierre et Marie Curie. Dal punto di
vista musicale ebbe una lunga carriera, iniziata nel 1976 in Italia e
proseguita in Francia in parallelo a quella scientifica. Spaziò in vari campi:
oltre all’esperienza con la visionaria Folk Magic Band negli anni Settanta e
quella con gli Acustica medievale, fu apprezzato jazzista, e collaborò con vari
cantautori italiani, quali Francesco De Gregori, Mimmo Locasciulli e Sergio
Caputo.
Fig. 8 - Fabrizio Cecca (1957-2014)
Nel 1991 Acustica Medievale si sciolse,
per ritrovarsi vent’anni dopo, nel 2011, in una “release 2.0”. In questo lasso
di tempo Massimo Santantonio si è dedicato, oltre che alla ricerca geologica,
ad un’altra formazione, il “Massimo Santantonio Quintet” nato negli anni ’90,
che ha prodotto tre album (“Massimo Santantonio Quintet – featuring Antonello
Salis”, 1995; “Script” 2001; “Rome to Yerevan, and back” 2016).
Passiamo poi ad un altro geologo
artista, Carlo Doglioni, docente di
geologia strutturale presso le Università di Ferrara, Potenza e Sapienza di
Roma, già presidente SGI e attuale Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Le cose
appena dette su Carlo sono arcinote, ma non tutti sanno invece che egli è un
eccellente pianista, allievo di Franco D'Andrea, membro del famoso gruppo di
proto-fusion italiano degli anni '70 "Perigeo".
Ancora un’altra storia musicale. Francesco Dramis, illustre
geomorfologo, è stato professore alle Università di Camerino (ancora Camerino!
fa un buon effetto l’aria marchigiana…) e Roma TRE. In gioventù, oltre a
percuotere le rocce con il martello, Franco faceva altrettanto con le bacchette
sulla pelle tesa dei tamburi. Alla fine degli anni ’50, da studente al Liceo
Classico “Giulio Cesare” di Roma, entrò a far parte di un quartetto jazz che si
dedicava anche alla musica leggera. Negli anni degli studi universitari l’attività
di batterista cominciò a diventare remunerativa, con i tè danzanti pomeridiani
e serate nei night romani dell’epoca. In particolare si cita il noto locale
“Grotte del Piccione” in via della Vite (fig.9),
frequentato dalle star del cinema italiano e internazionale negli anni della
Dolce Vita e della ‘Hollywood sul Tevere’; vi si esibivano all’epoca Carlo
Loffredo, Fred Buscaglione, Marino Barreto jr, Bruno Martino, per citarne
alcuni. Nuove collaborazioni iniziarono per Dramis con artisti quali Memmo Foresi,
Carlo Loffredo, Johnny Cabildo (al secolo Giorgio Sabelli) e Lucio Battisti;
con quest’ultimo Franco fece parte di un complesso che faceva serate nei locali
romani e in varie località turistiche durante l’estate. Il repertorio spaziava
da jazz e dixieland ai generi latinoamericani. Dopo la laurea nel 1963, ancora
qualche esibizione di Franco con formazioni jazz al già ricordato Folkstudio.
Va infine detto che anche lui, in qualità di musicista, ha avuto una
apparizione cinematografica, nel film “Primo
applauso” (1957) con protagonista Claudio Villa, soggetto e sceneggiatura
di Vincenzo Talarico.
Fig. 9 - Francesco Dramis alla batteria, on stage
alle Grotte del Piccione (Roma), negli anni Sessanta.
E infine ancora un camerte musicista: è Gilberto Pambianchi, allievo di Dramis e professore di geomorfologia all’università marchigiana, tuttora chitarra e voce della formazione Old Boys.
“Compressiva
o distensiva,
trascorrente,
morta o attiva;
l’A-A a
quanto pare
è una
faglia tuttofare
stira,
struscia,
strucca
o scorre
proprio
come a ognuno occorre”.
Fig. 10 - Edoardo Semenza (1927-2002)
Si chiude qui- per ora - la rassegna in
tre atti degli Estrosi Geoitaliani, che ci hanno fatto e ci fanno ancora
divertire. Di questo la comunità geologica italiana deve essere immensamente
grata a tutti loro.
Ringraziamenti
Questa narrazione si basa su
informazioni carpite, suggerite o caparbiamente cercate, che giunte una dopo
l’altra hanno portato il testo ad esser più volte riveduto e aggiornato.
L’auspicio è che questa sia da stimolo per analoghe storie di ‘vite parallele’,
con cui altri colleghi e colleghe vorranno proseguire il filone. Un particolare
ringraziamento per la documentazione fotografica e per le preziose informazioni
a: Silvano Agostini, Ernesto Centamore, Domenico Cosentino, Giorgio Vittorio
Dal Piaz, Gildo Di Marco, Francesco Dramis, Francesca e Fabio Funiciello,
Pierfrancesco Grangié, Gianni Lombardi, Giacomo Mazzocchi, Umberto Nicosia,
Antonio Praturlon, Massimo Santantonio, Umberto Risi.
Didascalie figure
Fig. 1 Sul set di Ben Hur: a sinistra Ernesto
Centamore, a destra Biagio Camponeschi e sopra di loro Minerba, un loro
compagno di studi.
Fig. 2 Un adolescente Antonio Praturlon (primo da
sinistra, con gli occhiali in mano) nella locandina del film “Miss Italia” del
1950.
Fig. 3 Praturlon in servizio come concierge all'Hotel
Royal di Courmayeur (Vallèe d’Aoste), con Silvana Pampanini nell’estate 1965 o
1966.
Fig. 4 Gildo Di Marco in Brancaleone alle Crociate
(1970), al centro in groppa al suo ‘destriero’.
Fig. 5 Nei primi anni '70, alla partenza della maratona
di Roma: da sinistra lo studente Renato Aquilani divenuto poi Geologo
dell'AGIP, Gianni Lombardi, Renato Funiciello e uno studente di biologia.
Fig. 6 Maratona di Capodanno di Roma organizzata dal CUS
(1977): da sinistra Sandra Conti, Umberto Nicosia, Gianni Lombardi, Giovanni
Pallini e Renato Funiciello.
Fig. 7 Acustica medievale in concerto (a destra Massimo
Santantonio al mandolino)
Fig. 8 Fabrizio Cecca (1957-2014)
Fig. 9 Francesco Dramis alla batteria, on stage
alle Grotte del Piccione (Roma), negli anni Sessanta.
Fig. 10 Edoardo Semenza (1927-2002)
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