di Anna Rosa Scalise
Il Massiccio dell’Aspromonte è una struttura impervia a picco
sul mare che ha sede nell’estrema propaggine meridionale della Calabria; per la
sua posizione geografica e per le sue caratteristiche geomorfologiche dalla sua
vetta più alta (Montalto, 1956 m s.l.m.) è possibile osservare paesaggi esclusivi che
dal Mar Tirreno si estendono fino allo stretto di Messina, alle isole Eolie e al Mar
Ionio. I versanti acclivi coperti da una lussureggiante vegetazione sono spesso
solcati da profonde incisioni sede di corsi d’acqua conosciuti come “fiumare”; queste orlano a raggiera l’intero Massiccio che dopo ripetute cascate sfociano
in ampie piane alluvionali costiere.
L’Aspromonte è un Massiccio che fa parte di un importante struttura
geologica nota in letteratura scientifica come Orogene Calabro-Peloritano,
un tratto di catena montuosa e arcuata di rocce metamorfiche e magmatiche compresa
tra i monti del Pollino a Nord e la linea di Longi-Taormina a Sud. Questa struttura
geomorfologica è così speciale da essere considerata un Geoparco, riconosciuto di
recente a livello internazionale come Patrimonio dell’Unesco; si tratta di un territorio che
possiede un patrimonio geologico particolare da proteggere e valorizzare.
Le sue caratteristiche forme severe e imponenti sono uniche
in tutto il Mediterraneo e sono il risultato di una storia geologica ed
un’evoluzione geodinamica derivante dall’interazione della placca continentale
europea con quella africana, iniziata milioni di anni fa è tuttora in corso. L’avvenuta
collisione delle placche durante l’orogenesi alpina ha determinato l’ossatura di
massicci di rocce cristalline osservabili in Sardegna, Corsica e in parte nelle
Alpi. Queste rocce sono molto diverse per età e composizione da quelle sequenze
sedimentarie che affiorano lungo l’Appennino oltre il confine calabro-lucano.
Nel settore orientale del Massiccio dell’Aspromonte nei
territori dei comuni di San Luca e Careri si estende una grande valle aperta
verso il mar Jonio denominata “Valle delle Grandi Pietre”, uno degli ambienti più
significati del Parco Nazionale dell’Aspromonte, dove emergono da una lussureggiante vegetazione di alberi di leccio,
di castagni e di querce, grosse pietre ciclopiche, di colore grigio bruno, modellate
dall’azione meteorica ed eolica in gigantesche forme bizzarre, vere opere
d’arte, depositarie di leggende e storie; molte di queste superano cento metri
di altezza e sono ubicate prevalentemente lungo il margine settentrionale della
“Fiumara Buonamico”.
La valle delle Grandi Pietre
La maggior parte di
questi monoliti sono il frutto di un’attività erosiva differenziale della
cosiddetta “Formazione di Stilo - Capo d’Orlando”, riportata nel Foglio geologico
alla scala 1:50.000 n. 603 Bovalino, come una successione terrigena
dell’Oligocene sup. - Miocene inf., un’alternanza di sedimenti silico-clastici
depositati lungo canyon profondi di antichi fondali marini in erosione,
costituiti da conglomerati, argille con intercalazioni siltose e spessi strati
arenacei. Questi sedimenti clastici costituiscono una successione a carattere
torbiditico che prendono
il nome di “flysch”. Si tratta di rocce sedimentarie terrigene che fanno parte del
“flysch di Capo d’Orlando”, una successione trasgressiva su calcari della
formazione di Stilo quando ancora la Calabria era attaccata alla Sardegna.
Questi depositi,
infatti, sono stati prodotti dallo smantellamento di un antico orogene
originariamente collocato in Sardegna prima della separazione del blocco
Corsica - Sardegna - Calabria da quello della Spagna - Francia. La separazione dei
blocchi è avvenuta con i movimenti lenti delle placche che hanno generato
l’apertura del Mar Ligure e poi quella del Mar Tirreno separando
definitivamente la Calabria dalla microplacca Sardo-Corsa che è migrata verso
est fino a raggiungere la posizione attuale portandosi in sommità la “Formazione
di Stilo - Capo D’Orlando”.
(da Cirrincione et alii, 2016)
Tra i monoliti più
spettacolari sono da annoverare la “Pietra Cappa”, la “Pietra Longa” (la più aguzza di tutti), la “Pietra di Febo”, la “Pietra Castello” (che
prende il nome oltre che dalla posizione tipica di un’antica fortificazione
anche dai resti di un castello e della chiesa di San Giorgio di epoca
bizantina), la “Pietra Tonda”, la “Pietra Stranghiolo”, la “Pietra Salva” e
le “Rocche di San Pietro” (con l’asceterio).
Le grandi pietre
La “Pietra Cappa” sorge al di sopra del paese
di Natile Vecchio a quota 829 metri; si tratta di un gigantesco monolite imponente e
misterioso, un “panettone geologico” così chiamato per la sua forma, conosciuto
nella zona con il nome di “a Petra du Tamburinaru”, che si distingue per il suo profilo
a cupola dalle guglie aguzze ed aspre delle cime metamorfiche. Da un punto di
vista geomorfologico è un “butte”, un rilievo che occupa una superficie di 4
ettari caratterizzato da pareti ripide e sommità piana, il diametro della
superficie sommitale è di circa 70 metri, le pareti superano 140 metri di
altezza. Per le sue dimensioni rappresenta il monolite più grande di Europa ed è
la roccia simbolo sia della “Valle delle Grandi Pietre” che del Parco
Nazionale dell’Aspromonte.
Pietra Cappa
Per la sua peculiarità geologica è stato riconosciuto
come un “Geosito” di rilevanza internazionale dell'“Aspromonte Geopark Unesco”, costituito da conglomerati, ovvero sabbia e grossi ciottoli arrotondati
e cementati tra loro, di natura granitica e metamorfica, di dimensioni
variabili da pochi centimetri a qualche metro. La similitudine petrografica e
geochimica di questi frammenti di rocce granitiche con gli ammassi rocciosi
attualmente affioranti in Sardegna è un’ulteriore conferma del fatto che il
segmento di Orogene Calabro-Peloritano era, almeno fino al Miocene
superiore prima che incominciasse ad aprirsi il bacino tirrenico, fuso con il
blocco sardo-corso.
Pietra Cappa
L’azione erosiva degli agenti atmosferici avvenuta nel
corso del tempo è tuttora in corso e continua a modellare le forme della “Pietra
Cappa” tra le sue caratteristiche una galleria percorribile ricavata dalla
posizione inclinata di un costone, attraversa un fianco del monolite
Il territorio della “Vallata delle Grandi Pietre” abbonda
di luoghi ricchi di legende suggestive sia di natura religiosa che esoterica
con testimonianze di antichi insediamenti umani e importanti reperti che vari
studiosi hanno segnalato essere di un periodo che va dalla Preistoria all’età
Bizantina.
Di particolare fascino le “Rocche di San Pietro”, a forma di largo cono, poste sul versante opposto
del torrente Menica di fronte alla “Pietra Cappa”. La cima delle “Rocche
di San Pietro” è scavata a forma di caverna su due piani intercomunicanti e con
molte aperture. Nell’antichità, in un
periodo compreso tra il VII e il IX secolo d.C., furono
utilizzate come riparo da religiosi ed eremiti di rito greco e da monaci
basiliani provenienti dall’oriente. Essi fuggivano dalle persecuzioni
dell’Imperatore bizantino Leone III, detto Isaurico, che nel 726 per consolidare
l’autorità imperiale emanò un decreto che ordinava la distruzione delle immagini
sacre e delle icone in tutte le province dell’Impero. Questi monaci alla ricerca di
luoghi mistici ed evocativi dove poter mettere in pratica la contemplazione, la
preghiera, la solitudine e il lavoro che erano i punti cardine della Regola di
San Basilio Magno, giunsero fino in Italia meridionale. In Calabria trovarono
ricovero negli ambienti di “Pietra Cappa”, in questi luoghi, impervi, solitari
e ricoperti di boschi, requisiti che molti secoli fa furono conformi alle
esigenze della loro vita di asceti eremiti.
Le rocche di San Pietro
Altri “Geositi” di
rilevanza internazionale, si rinvengono nella area meridionale dell’Aspromonte,
riconosciuti come la “Rocca e le Caldaie del Drago” e le “Dolomiti di
Canolo” e al margine settentrionale il “Monte Tre Pizzi” e le “Rocche
degli “Smaliditti”.
Per approfondire:
Cirrincione R., Fazio E., Fiannacca P., Ortolano G., Pezzino A., Punturo R., Romano V., Sacco V. (2013) - The Alpine evolution of the Aspromonte Massif: contraints for geodynamic reconstruction of the Calabria-Peloritani Orogen. Geological Field Trips, Vol. 5, No.1.1, 73 pp.
Cirrincione R., Fazio E., Fiannacca P., Ortolano G., Pezzino A., Punturo R. (2016) - Guida Geologica dell’Aspromonte. Aspromonte Parco Nazionale - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Laruffa editore.
Servizio Geologico d’Italia - ISPRA (2015) - Foglio 603 Bovalino, Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000.
Servizio Geologico d’Italia - ISPRA (2016) - Note illustrative del Foglio 603 Bovalino, Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000.
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