di Anna Rosa
Scalise
In occasione della ricorrenza da cinque anni della scomparsa di Nicola Zattini ho il piacere di ricordare la sua figura umana, l’intensa attività tecnico-scientifica, le condizioni e il periodo storico del Servizio Geologico d’Italia in cui egli svolse il suo lavoro.
Nel 1960
iniziò una nuova era per la geologia italiana; fu approvata la legge “Sullo”
(dal nome del parlamentare proponente) che autorizzò uno stanziamento
straordinario di fondi per completare la prima edizione di quella cartografia
geologica iniziata quasi cento anni prima, e pubblicare una seconda edizione,
aggiornata e moderna di quasi la metà di tutto il territorio italiano.
All’entrata in vigore della legge fu programmato quindi l’aggiornamento ed il
completamento di 140 fogli da realizzare entro il 30 giugno del 1970, termine
fissato dalla norma.
I “favolosi”
anni ’60 rappresentarono un periodo di straordinaria rilevanza e di grande
impegno per il Servizio Geologico d’Italia che fu designato Organo Cartografico
dello Stato, e subito dopo iniziarono i lavori per la redazione della Carta
Geologica d’Italia alla scala 1: 100.000 con la collaborazione delle
Università, gli Enti pubblici e privati e le regioni Autonome con il
coordinamento del Comitato Geologico presieduto allora da Ardito Desio.
In questo
contesto, il geologo Nicola Zattini, neo assunto, fu subito impiegato al rilevamento
geologico di terreno delle aree dei Fogli alla scala 1:100.000 n.106
“Firenze” prima e 130 “Orvieto” poi, insieme al collega Lamberto Pannuzi,
l’amico fraterno con il quale condivise ancora prima l’esperienza per conto
dell’Enel e poi presso la GEMINA (Geomineraria Nazionale) sulla ricerca della
lignite in Umbria, in quei luoghi a lui tanto cari dove conobbe Luciana,
diventata poi sua moglie e la madre dei suoi tre figli.
In quegli anni, continuò con passione e impegno profuso alle attività di studio e ricerca delle tematiche geologiche dell’Italia centro-meridionale che contribuirono alla crescita delle conoscenze scientifiche dei Fogli: 138 “Terni, 143 “Bracciano”, 144” Palombara Sabina”, 153 “Agnone”, 161 “Isernia”, 162 “Campobasso”, 173 “Benevento”, 175“Cerignola”, e alla redazione delle note illustrative dei Fogli Orvieto, Perugia, Città di Castello, Terni, Palombara Sabina, Campobasso, Benevento.
La figlia di
Zattini, Giuseppina, racconta: “quando papà rilevava da solo nelle zone di
montagna, di inverno indossava un passamontagna, destando sospetti nei pastori
che incontrava. Una volta fu aggredito dai cani e fu costretto ad arrampicarsi
su un albero, per potersi arrampicare su un albero, conoscendo mio padre,
doveva aver preso una gran paura, rimase sull’albero fino all’arrivo del
pastore al quale ancora una volta dovette spiegargli che lui era lì per lavoro
e che non aveva alcuna intenzione di rubare”.
“[…] ricordo
ancora di quegli anni, quando il collega di papà, Nestore Malferrari, veniva a
prenderlo in macchina, caricavano i bagagli e i viveri e partivano per una gita
di rilevamento, papà era andato a fare una gita e la gita era un lavoro, questa
cosa mi affascinava tantissimo. Papà aveva una passione smisurata per il suo
lavoro egli diceva spesso che il rilevamento te lo devi sentire, è qualcosa che
hai dentro, non si impara sui libri, devi avere l’occhio e l’intuito, non è una
cosa semplice. L’entusiasmo per il suo lavoro lo portava spesso a voler fare
tante altre cose ma si era sempre sacrificato per la sua famiglia, fra le tante
aveva rinunciato alla carriera universitaria presso la facoltà di Scienze
Geologiche di Cagliari, proposta dal prof. Carmelo Maxia del quale era stato
l’allievo preferito”.
”[…] da
bambina papà mi portava spesso in ufficio nella sede di Santa Susanna, ricordo
ancora la nebbia di fumo che aleggiava nella sua stanza, l’area era
irrespirabile e io mi chiedevo come facessero le persone a lavorare con lui e a
respirare quell’odore insopportabile, lo stesso si percepiva poi sulle carte
geologiche che portava a casa che ne rimanevano impregnate per parecchio
tempo”. […] Ricordo ancora delle accese discussioni che faceva con i colleghi
su argomenti di geologia, egli ascoltava prima tutti e poi e sulla base della
sua esperienza cercava di essere persuasivo con argomenti di logica e di
ragionamento. […] di altri colleghi che andavano a rilevare con papà ricordo
Lamberto Pannuzi, Carlo Bergomi (per noi zio Carletto), Bruno Compagnoni ed
Ernesto Centamore, per me era sempre una festa quando al loro ritorno dalla
missione rimanevano a pranzo a casa nostra e io che ero affascinata dai loro
discorsi gli facevo continue domande”.
Le attività
previste dalla legge “Sullo” nel 1968 furono completate con il rilevamento e la
stampa di buona parte dei Fogli, negli anni successivi i lavori proseguirono
con il rilevamento degli ultimi tre e con l’elaborazione, il disegno e la
preparazione alla stampa dei rimanenti. Il Comitato Geologico durante gli otto
anni trascorsi svolse un’intensa attività assolvendo ai compiti assegnati dalla
legge e fornendo il più fattivo e valido contributo alla soluzione dei problemi
scientifici.
Nel 1971
iniziarono le attività degli studi di base per la preparazione delle norme
generali, scientifiche e tecniche per il rilevamento della Carta Geologica
d’Italia alla scala 1:50.000, con la finalizzazione della stessa verso
problemi prevalentemente applicativi riguardanti la sicurezza del territorio in
relazione alle vari forme di rischio geologico e di rappresentazione
cartografica. Questa nuova attività prese l’avvio con le modeste dotazioni del
bilancio ordinario e con i contributi, offerti dal CNR, e dalla regione
Trentino- Alto Adige ma con un organico ridotto e con scarsi mezzi furono
rilevati e stampati solo alcuni fogli indicati come “sperimentali”. Nell’ambito
di questa nuova attività il Comitato Geologico, presieduto dal prof. A.
Jacobacci che era anche il Direttore del Servizio, nel 1974 nominò un gruppo di
lavoro composto da C.F. Boni, M. Govi, C. Merlo, L. Pannuzi, A. Valdinucci, N. Zattini
che venne integrato poi da P. Bono e coordinato dallo stesso Jacobacci per la
redazione delle “Norme per la cartografia idrogeologica” e del “Rischio
geologico”, pubblicate successivamente nel Quad.n.1 del Servizio Geologico.
All’inizio degli anni ‘80 quando entrai insieme ad altri colleghi al Servizio Geologico, Zattini operava allora presso il Reparto di Geologia Applicata con Amedeo Balboni, Walter Brugner, Alvaro Valdinucci, Enrico Prat e Giuseppe Castaldo nella veste di geologo applicato effettuando numerosi interventi nel campo della geologia tecnica e collaborando alle attività di consulenza richieste dalle altre Amministrazioni dello Stato e dagli Enti pubblici, regionali e comunali per lo studio e la soluzione di problemi geo-applicativi. Gli interventi spaziarono dalle problematiche di idrogeologia a quelle dei bacini artificiali; dalle costruzioni di strade, ponti, viadotti e gallerie alla coltivazione di cave e miniere; dallo studio di fenomeni alluvionali, frane e consolidamento degli abitati alle opere di difesa delle coste; dalle consulenze di piani regolatori a quelle tecniche d’ufficio o di parte in provvedimenti giudiziari. La testimonianza di questo lavoro di consulenza tecnico-scientifica fu la redazione di centinaia di relazioni ora presenti nell’archivio della “letteratura grigia” presso il Servizio Geologico d’Italia dell’ISPRA.
Nicola Zattini si dedicò con tanta energia a questi studi geologico-tecnici intervenendo in tutte le regioni d’Italia, sempre presente con il suo apporto di conoscenza ed esperienza, fra le tante attività, partecipò attivamente allo studio delle aree terremotate e alla scelta dei siti per la ricostruzione degli abitati dal terremoto del Friuli del 1976 a quello del terremoto dell’Irpinia del 1983.
Giuseppina
ricorda ancora che: “a seguito del terremoto dell’Irpinia dovette fare la
valigia in fretta e furia perché vennero a prenderlo con l’Elicottero nello
stadio di Palestrina, nella cittadina dove allora abitavamo. […] Una delle
tante volte che operava in una delle aree terremotate” - racconta Giuseppina -
“si era stufato di dormire in tenda e decise dormire in albergo, da quel
momento fortunatamente le scosse cessarono e per questo fu soprannominato
anti-terremoto fu per via di questo soprannome che gli abitanti di quelle zone
per recuperare gli oggetti rimasti incustoditi nelle loro case disastrate si
facevano accompagnare da lui”.
“[…] Tra
tutte le sue consulenze ricordo quella che fece per conto della società
Ferrarelle, fu chiamato perché la falda produttiva si stava esaurendo e lui
individuò l’area dove poter effettuare ulteriori captazioni per incrementare la
disponibilità idrica”.
Ebbi la
fortuna di conoscere e apprezzare la sua preparazione e le sue competenze
professionali sin dai primi anni della mia attività lavorativa presso il
Servizio Geologico, nell’ambito del progetto per la realizzazione della “Carta
della Vulnerabilità per Franosità”, elaborata alla scala 1:500.000, secondo le
norme del “Rischio geologico”, pubblicata sul vol. XXXVI delle Memorie
Descrittive della Carta Geologica d’Italia sotto la direzione scientifica di N.
Zattini. Fu un progetto realizzato in ossequio alla delibera del C.I.P.E. del
31 ottobre 1985, quale documentazione tecnico-scientifica sui rischi connessi
agli eventi naturali che ricorrono sul territorio nazionale. Tale lavoro fu
parte integrante della relazione finale del Comitato per lo studio dei Rischi
Catastrofali e ufficialmente presentato al Ministero dell’Industria il 12
febbraio 1987.
Nel 1984, il
prof. A. Jacobacci istituì un gruppo di lavoro di cui ero anch’io componente,
coordinato da Nicola Zattini, con l’obbiettivo di sperimentare le “Norme sulla
cartografia idrogeologica” nel territorio del F. 389 “Anagni” alla scala
1:50.000. e realizzare il rispettivo foglio idrogeologico successivamente
pubblicato. Avviati i lavori di rilevamento di campagna durante le prime uscite
era interessante seguire Zattini come sulla base della sua lunga esperienza
cercava sempre di impostare un’analisi critica e ragionata dei dati, prendeva i
suoi appunti con una matita molto piccola ed era sempre super preciso e
puntuale.
Nel 1987, il Servizio Geologico fu trasferito al Ministero dell’Ambiente e l’anno successivo, finalmente dopo anni in cui si operava nelle ristrettezze economiche e con scarsi mezzi ne fu stabilita l’autonomia scientifica e funzionale con uno stanziamento di 20 miliardi di lire per l’avvio del progetto CARG che prevedeva la realizzazione della Cartografia geologica e geotematica nazionale alla scala 1: 50.000. Per l’attuazione del progetto CARG dovemmo rivedere le vecchie norme e pertanto realizzammo una “Guida al rilevamento e alla rappresentazione della Carta Idrogeologica d’Italia”, alla scala 1: 50.000 con il coordinamento di Zattini che nel frattempo fu nominato dirigente dell’Ufficio di Idrogeologia del quale facevo parte anch’io.
A seguito
dell’approvazione della Legge della difesa del suolo del 1989 fu istituito
presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri il Dipartimento Nazionale per i
Servizi Tecnici di cui il Servizio Geologico era parte integrante insieme al
Servizio Sismico, al Servizio Dighe e al Servizio Idrografico e Mareografico.
In quel
periodo le tante attività dell’Ufficio di Idrogeologia coordinate da Zattini
proseguirono con un grosso contributo al controllo, al monitoraggio delle
discariche e alla scelta dei siti per l’attuazione di nuovi impianti svolte in
collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, il Ministero dell’Ambiente e
l’Enea che insieme al Servizio Geologico costituirono il Gruppo di Diagnostica
nominato nell’ambito delle Emergenze ambientali dei Rifiuti solidi urbani della
Regione Campania e di quella socio-economico e ambientale della Regione Puglia.
Dopo il suo
collocamento a riposo, avvenuto per raggiunti limiti di età nel 1995, rimanemmo
sempre in contatto; era nata una profonda amicizia e una stima reciproca, nelle
lunghe telefonate mi parlava spesso dei suoi figli e dei suoi adorati nipoti.
La sua passione per la geologia era rimasta sempre quella di una volta e anche
se era andato in pensione si interessava sempre delle problematiche geologiche
del territorio di Palestrina e delle zone limitrofe, era diventato per gli
abitanti di quel territorio un punto di riferimento e di consultazione, molto
spesso veniva coinvolto per dare le indicazioni necessarie per l’esecuzione dei
pozzi per acqua, per seguire i sondaggi e per studiare i terreni attraversati
dalle perforazioni. Aveva intrapreso anche con interesse un rilevamento di
dettaglio di quelle aree per soddisfare alcuni dubbi emersi dalle problematiche
geologiche.
Nicola Zattini
ha rappresentato in vario modo e in tempi diversi, una componente importante,
umana e scientifica, del mio percorso lavorativo presso il Servizio Geologico,
della nostra vita di geologi lo abbiamo avuto come maestro e come collega,
riconoscendone e apprezzandone le competenze professionali assieme alle qualità
personali, con lui abbiamo vissuto lunghi anni di vicissitudini liete e tristi
sia nella difficoltà della ricerca sia nelle tante piccole e simpatiche
avventure che fanno parte del periodo lavorativo.
Egli è stato
l’esempio del lavoro di un geologo di Stato di tanto tempo fa che ha operato
con competenza e serietà in condizioni diverse da quelle attuali, con pochi
mezzi e con grande spirito di sacrificio. Si è sempre distinto per la sua
onestà intellettuale e per il suo carattere nel difendere le conclusioni
tecniche scaturite da sopralluoghi, dagli studi e dalle ricerche.
Sono stata
fortunata a lavorare al suo fianco e ad apprendere dalla sua esperienza, egli
oltre ad essere un bravo geologo aveva delle qualità umane non comuni era una
persona affabile, saggia e molto umile ma anche di carattere. Egli è stato per
me un maestro e un amico affettuoso.
Per saperne di più:
Jacobacci A.
(1980) Relazione sulle attività del Servizio Geologico d’Italia nel 1979. Boll.
Serv. Geol. d’It., vol. C.
Jacobacci A.,
Motteran G. Prat E. Scalise A. R., Vittori P., Zattini N. (1987) - Carta della
Vulnerabilità per franosità. Mem. Descr. Carta Geol. d’It., vol.XXVI. Atti
delle giornate di studio: Ricerche Geologiche corredate all’ambiente Mem.
Descr. Carta Geol. d’It. vol. XLII.
Mari G.M.,
Motteran G., Scalise A.R., Terribili D., Zattini N. (1995) - Carta
idrogeologica d’Italia-1: 50.000. Guida al rilevamento e alla rappresentazione.
Serv. Geol. It., Quad. III Serie, vol.5.
Ministero
dell’Industria del Commercio e dell’Artigianato - Dir. Gen. Miniere (1968) - Carta
Geologica d’Italia. Relazione al parlamento sullo stato dei lavori al 30 giugno
1968.
Motteran.G., Scalise A.R., Terribili D., Ventura G., Zattini N. (1993) - Carta idrogeologica d’Italia in scala 1:50.000, Foglio 389 Anagni, Serv. Geol. It.
Motteran G.,
Scalise A.R., Terribili D., Zattini N. (1994) - Contributo alla conoscenza
dell’Idrogeologia lungo il limite tra il rilievo carbonatico dei monti Ernici e
i sedimenti lacustri della piana del Tufano (Frosinone). Boll. Serv. Geol. It.,
vol. CXIII.
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