di Marco Pantaloni
Tra le migliaia di visitatori che ogni giorno entrano nella Basilica
di San Pietro in Vaticano, solo pochi si soffermano a osservare una lastra di
porfido collocata proprio all’interno della porta centrale, o porta del
Filarete, della Basilica.
La vastità e lo splendore della chiesa distolgono
l’attenzione del visitatore dal disco rosso cupo di porfido, conosciuto appunto
come rota porphyretica, incastonato tra gli altri marmi nel pavimento.
Questo disco marmoreo rappresenta uno dei simboli più
importanti per il ruolo secolare della Chiesa perché sopra di essa si
svolgevano le solenni cerimonie della Corona e l'intronizzazione dei papi.
L’importanza della rota è dimostrata dal fatto che, in passato, non poteva
essere calpestata dal popolo comune per nessun motivo; la tradizione riporta
che sulla lastra di porfido il papa Leone III abbia incoronato Carlo Magno,
nella famosa notte di Natale dell’anno 800, anche se l’iconografia classica non
ne riporta l’esistenza.
L’incoronazione di Carlo Magno (dettaglio), di Raffaello Sanzio. (Web Gallery of Art: Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=14614952) |
La presenza di questa rota è stata richiamata in molti testi
e la sua presenza deriva dal recupero di materiale dalla demolizione della
precedente Basilica vaticana. Infatti, lo storico Onofrio Panvinio (1530-1568) nella descrizione del pavimento della vecchia basilica riporta la presenza di
quattro rotae: due in marmo egiziano, delle quali una immediatamente dopo la
soglia e due in porfido, posizionate una nel nartece e un’altra, quasi sicuramente
la rota porphyretica, in corrispondenza dell’altare del Santissimo Sacramento.
Questa posizione è confermata dal chierico della basilica Giacomo Grimaldi
(1560-1623) che descrive quattro rotae allineate di cui una, che lui chiama “grande
porphyretica”, posta di fronte all’Altare del Santissimo Sacramento. Grimaldi
fu un attento cronista delle demolizioni e delle ricostruzioni della basilica,
e uno dei pochi a riprodurre l’ambiente dell’antica basilica costantiniana. La
rota porphyretica, nella riproduzione di Grimaldi, è la più grande delle
quattro rotae e viene evidenziata dal colore rosso, al centro della navata in
prossimità dell’altare del Santissimo Sacramento.
Durante la costruzione della attuale basilica, il vecchio
pavimento venne interrato a circa 4 metri di profondità e venne riesumato solo
nel 1649 in occasione del Giubileo, quando papa Innocenzo X fece sostituire il
pavimento della chiesa disegnato dal Maderno con l’attuale pavimento intarsiato
di Gian Lorenzo Bernini. Il riposizionamento della rota porphyretica
nell'attuale posizione, quindi, avvenne proprio in quel periodo; tuttavia
durante i lavori la lastra fu spezzata e venne quindi ridotta nelle attuali dimensioni
di circa 2,6 metri di diametro.
Nessuno studio riporta informazioni circa l’origine della
lastra di porfido; sicuramente si tratta di materiale di riuso proveniente da opere
della Roma imperiale. Questa pietra ornamentale, chiamata dai romani Lapis
porphyrites o Porfido imperiale, è caratterizzata da un color rosso porpora con
piccoli cristalli di feldspato bianco. Scientificamente è descritta come una
dacite-andesite porfirica del Precambriano, con massa di fondo colorata da
ematite e piemontite silicea con manganese. I cristalli rosa e bianchi sono costituiti
da feldspato plagioclasico e quelli neri da biotite o orneblenda.
La rota porphyretica collocata all'interno della porta centrale della Basilica di San Pietro in Vaticano. |
Venne estratta a partire dal I sec. a.C. a Gebel Dokhan nel
Deserto egiziano orientale, divenuto poi Mons Porphyrites. Fu usata soprattutto
ai tempi di Nerone, Traiano ed Adriano, e veniva estratta nelle cave di
proprietà imperiale; la predilizione degli imperatori per il colore porpora
fece sì che questa pietra ornamentale divenisse uso riservato dell’imperatore
e, da quel momento, simbolo del potere.
Dopo l’abbandono delle cave egiziane, gli scalpellini romani
riusarono massicciamente questa pietra, che venne quindi chiamata porfido rosso
antico o porfido rosso egiziano, nei pavimenti cosmateschi delle chiese di
Roma.
Di fatto, il valore simbolico della rota porphyretica la
rende una delle pietre ornamentali più evocative nella storia dell’occidente,
assegnandoli un valore culturale enormemente superiore a quello intrinseco
economico.
Per saperne di più
- Andrieu M.M. (1954-66) - La rota porphyretica de la Basilique Vaticane. Mélanges de l'École Française de Rome, 189-218.
- Price M.T. (2008) - Atlante delle pietre decorative. Hoepli, 288 pp.
- https://www.archeoroma.it/siti/basilica-san-pietro/
- https://www.prolocoroma.it/basilica-di-san-pietro-in-vaticano/
- https://allontanarsidallalineagialla.blogspot.com/2018/04/la-rota-porphyretica-in-san-pietro.html
- https://gloria.tv/post/R9WHoBj8AzZ21mygS1MbiyaB9
- https://michelangelobuonarrotietornato.com/2018/08/18/il-porfido-degli-imperatori-di-san-pietro/
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