Nel suo secolo di esistenza egli ha potuto spaziare nei suoi interessi scientifici, partecipando da protagonista a scoperte e ricerche che costituiscono pietre miliari nel percorso delle conoscenze sulla geologia dell'Italia centrale, sul Quaternario e sulla paleoantropologia, che troverete menzionate nell'articolo che segue. Molte esperienze belle, che speriamo possano avere almeno in parte compensato quella negativa che Segre subì in gioventù, nella prima parte della sua lunga vita. Come molti italiani di religione ebraica, egli sperimentò infatti l'atroce assurdità delle leggi razziali del 1938. Sappiamo che di questa vicenda il professore non gradiva parlare, lasciandosela alle spalle, e a questo volere ci adeguiamo. Con la licenza però di dire che, ad ottant'anni di distanza da quella sciagurata vicenda, c'è ancora molto bisogno in Italia di esempi positivi.
Uno di questi è la storia dell'illustre Geoitaliano Aldo Giacomo Segre.
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di Maria Piro
Il 12 novembre 2018 è scomparso Aldo Giacomo Segre, geografo, geologo e paleontologo di fama internazionale. Aveva compiuto 100 anni nel gennaio 2018. Questa breve nota, assolutamente non esaustiva, ha l’intento di descrivere sinteticamente la sua attività scientifica, portata avanti costantemente per oltre 70 anni.
A metà degli anni trenta il giovanissimo Segre comincia a dedicarsi alla speleologia, iniziando la sua attività presso il Circolo Speleologico Romano; contemporaneamente partecipa agli scavi di Carlo Alberto Blanc nel giacimento di Saccopastore.
Il clima creatosi con la promulgazione delle leggi “per la difesa della razza” determina in sostanza la fine delle attività del Circolo ed ha ripercussioni anche sulla sua famiglia.
Subito dopo la parentesi della guerra è il promotore della rifondazione del Circolo Speleologico Romano, la prima storica associazione speleologica del Lazio, fondata nel 1904. Recupera la documentazione rimasta nella sede del Circolo ed in precarie condizioni di conservazione, ed in particolare si dedica alla riorganizzazione del catasto delle grotte.
Prosegue gli studi conseguendo la laurea in Geologia del quaternario e inizia la sua attività di ricercatore e studioso. La sua tesi di laurea riguarda appunto lo studio del fenomeno carsico, e viene pubblicata dall'Istituto di Geografia dell’Università di Roma con il contributo del CNR nel 1948: "I fenomeni carsici e la speleologia nel Lazio", opera fondamentale per la conoscenza del territorio e per gli speleologi, nella quale, oltre a descrivere tutte le grotte conosciute all'epoca, descrive il fenomeno carsico della regione in tutti i suoi aspetti e sintetizza le teorie speleogenetiche dell’epoca, studiando forse per primo nel Lazio il meccanismo degli sprofondamenti (oggi noti come sinkholes) da lui chiamati “doline di sprofondamento suballuvionali”. Scrive inoltre numerosi articoli su speleologia e carsismo, studiando in particolare le regioni del Lazio e Abruzzo. Con i suoi studi ha rappresentato soprattutto la speleologia scientifica. Alla fine degli anni '50 termina questo filone di attività, pur restando in contatto con l'ambiente speleologico.
Nel frattempo inizia la sua lunga e intensa attività di ricercatore, nel corso della quale spazia in numerosi campi di studio e ricerca. Per quanto si evince dai circa 150 articoli e volumi da lui pubblicati, negli anni ‘50 e ‘60 si dedica soprattutto a ricerche di geologia marina, studiando le antiche linee di riva sommerse e la geomorfologia delle piattaforme continentali nel Mediterraneo e realizzando carte batimetriche scoprendo per primo l’esistenza del Vulcano Marsili; collabora anche con Jacques Costeau per lo studio dei fondali mediterranei con la nave Bannock, con l’Istituto Idrografico della Marina di Genova; per molti anni ha la carica di presidente della Commissione Internazionale per lo studio del Mediterraneo con sede al Principato di Monaco.
In qualità di geologo e rilevatore nel Servizio Geologico d’Italia partecipa, negli anni '50 e '60, alle campagne di rilevamento per la redazione della Carta Geologica d’Italia, collaborando all'elaborazione di vari fogli geologici dell’Italia Centrale e della Campania, e al rilevamento geologico delle isole Pontine e di alcune aree della Sardegna; compie studi anche nella regione del Vulture e nella bassa valle del Sacco Liri.
Studia inoltre i giacimenti quaternari e la paleontologia umana, partecipando anche a campagne di scavi e pubblicando vari studi in collaborazione con archeologi.
Successivamente per diversi anni insegna presso l'Università di Messina dirigendo l'Istituto di Geologia, Paleontologia e Geografia Fisica dell'allora Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali.
E’ il Capo Scientifico della prima spedizione scientifica italiana in Antartide svoltasi nel 1968 - 1969, curata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche insieme al Club Alpino Italiano, con il supporto logistico della Nuova Zelanda, e della seconda spedizione organizzata dal CNR nel 1973 - 1974.
Dagli anni ’80, terminata l’attività accademica, si dedica quasi esclusivamente, insieme alla moglie Eugenia Naldini, allo studio dei giacimenti preistorici; inoltre collabora con l’Istituto Italiano di Paleontologia Umana nella sede storica di Roma in Piazza Mincio. A lui e ai suoi collaboratori si deve, fra l’altro, la scoperta dell’Uomo di Ceprano nel 1994.
Ci sarebbe da raccontare ancora moltissimo, oltre a quanto è stato riassunto in questa breve nota.
Si ringraziano per le notizie e la revisione del testo la prof. Eugenia Naldini e la prof. Maria Fierli.
Bibliografia
Segre A.G. (1948) - I fenomeni carsici e la speleologia nel Lazio. Pubblicazioni dell'Istituto di Geografia dell'Università di Roma, 239 pp.
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RispondiEliminaRiposi in pace Prof. S. A. X davvero era un grande e anche con cuore grande e rimasto eri manderà x sempre nel nostro cuore!! Lo cunosco benissimo!!!, 😭
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