di Alessio Argentieri
Le fondamenta del progetto Geoitaliani
poggiano sulle figure quasi leggendarie dei precursori delle discipline
geologiche nel nostro Paese.
Come già ricordato su queste pagine (http://www.geoitaliani.it/2013/07/geoitalians-did-it-better-ovvero-del.html),
è indiscusso che le scienze
naturali si siano sviluppate in Italia a partire dal Rinascimento. I
protagonisti di questi albori furono scienziati poliedrici, attivi in campi disparati,
dall’anatomia alla botanica, dalla chimica alla medicina, dalla zoologia alla
geologia. Alchimisti, metallurgisti, sezionatori di cadaveri, forse anche un
po’ stregoni.
Questa tendenza alla multiformità di
interessi, la cui massima espressione si incarnò in Leonardo da Vinci, deve
essersi propagata nel tempo e nello spazio, lasciando una traccia nel “DNA
virtuale” dei geologi italiani, sino ai giorni nostri.
Ecco perciò un casuale, e ovviamente
incompleto, repertorio di personaggi che, nel passato recente e prossimo, hanno
sviluppato e coltivato interessi paralleli alla passione per la geologia. E’
una narrazione basata in gran parte su informazioni carpite, suggerite o
caparbiamente cercate e che, giunte una dopo l’altra, hanno portato il testo ad
esser più volte riveduto e aggiornato. L’auspicio è che questa sia da stimolo
per analoghe storie di “vite parallele”, con cui altri colleghi e colleghe vorranno
a proseguire il filone sulle pagine di GEOITALIANI.
Per cominciare, ecco a voi i geologi transitati,
e in alcuni casi rimasti, nel magico mondo della cinematografia. Fatta la
premessa, non resta perciò che proferire le parole magiche: “MOTORE! PARTITO! CIAK! AZIONE!”
PRIMO
ATTO- La Settima Arte: geologi attori
E’ d’obbligo iniziare la rassegna di presenze sul grande schermo con la foto
che per prima ha ispirato questo racconto: tre giovani prestanti in costume di
scena, a formare una piccola piramide umana (Fig. 1).
Fig.
1 - Sul set di Ben Hur: a sinistra Ernesto Centamore, a destra Biagio Camponeschi
e sopra di loro Minerba, un loro compagno di studi.
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Fig.
2 - La locandina di Ben Hur (1958).
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Per dare vita alla storia del principe ebreo Judah Ben Hur (protagonista del romanzo omonimo scritto da Lewis Wallace, generale dell’Esercito dell’Unione durante la Guerra di secessione americana) la produzione scelse come interprete Charlton Heston e come regista William Wyler. La pellicola, che avrebbe poi conquistato 11 premi Oscar, richiese uno sforzo economico imponente: 15 milioni di dollari, una parte dei quali utilizzata per pagare i circa 50.000 tra generici, figuranti e comparse reclutati a Roma. Tra di loro, gli aitanti giovanotti nella foto.
Poche sere fa è stato un privilegio, per
noi incanutiti e stempiati ex giovani allievi di Ernesto, ritrovarsi a distanza
di anni con lui in un contesto conviviale (habitat naturale per l’uno e per gli
altri) ed ascoltare i racconti della sua esperienza sul set come “generico
extra di prima categoria” in BEN HUR. Con tale qualifica egli ricoprì durante
le riprese più ruoli: pretoriano con lancia e scudo piantato solidamente
davanti alla meta; pirata; tamburino portainsegne. Memorabili i racconti della
scene della Via Crucis, nelle esotica location simbruina degli Altipiani di
Arcinazzo, e della battaglia navale nel vascone di Cinecittà, con il pirata Biagio
Camponeschi che liscia tragicamente la passerella durante l’arrembaggio, precipitando
lungo la murata dell’imbarcazione. Ci vengono perciò in mente le
parole di Walter Alvarez: “my friend
Ernesto Centamore, a giant Italian with a gargantuan appetite for life, for
food, and for geology” (in “T. rex
and the crater of Doom”, 1997). Una
definizione concepita sulle montagne umbro-marchigiane negli anni ’70, che
ancora oggi gli si attaglia alla perfezione.
Restando in campo cinematografico, un laureato in
Scienze Geologiche del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di
Camerino ha scelto la passione della gioventù, la recitazione. E’ il camerte Cesare Bocci (fig. 3), classe 1956, tra
i cui meriti artistici è d’obbligo citare in
primis l’aver dato meravigliosamente corpo al Vicecommissario Mimì Augello:
senza di lui, non avrebbe ragion d’essere neanche l’amato Commissario Salvo
Montalbano.
A lettrici e lettori di GEOITALIANI
regaliamo qui - grazie a fonte confidenziale attendibile- una chicca sulle
prime interpretazioni di Bocci, abile a cambiar dialetto: durante una serata di
un’escursione di universitari camerti, Cesare si produsse assieme al compagno
di studi Peppe Vella in una applaudita imitazione della coppia formata dal
romano Ernesto Centamore e dal gallurese Giovanni Deiana (coraggiosamente fatta
davanti ai due originali!). Ricordiamo infine che Cesare, oltre a prestare il
proprio volto a molte iniziative benefiche, è stato anche testimonial della
Seconda edizione della “Settimana del Pianeta Terra” (2011) e anche della Sesta
tenutasi quest’anno dal 14 al 21 Ottobre (video spot 2018: https://www.settimanaterra.org/video-spot).
Spariamo adesso un’altra cartuccia
formidabile. Negli anni ‘50 sul lago Maggiore si doveva fare veramente una
bella vita; lascio che ne assaporiate l’atmosfera attraverso le parole di chi ce
lo ha raccontato: “Sono nato e cresciuto
sul Lago Maggiore, a Stresa, e nel primo dopoguerra c'erano il casinò, le prime
elezioni di Miss Italia e tanto movimento, per cui era normale che girassero tanti
film, e che noi ragazzi del paese venissimo invitati a partecipare, come
comparse e talora come caratteristi. Così sono stato comparsa in “Una notte con
te”, “Cronaca di un amore”, e altri di cui non ricordo il titolo, mentre ho
avuto una particina in “Miss Italia”, dove rappresentavo uno studente
secchione, con gli occhiali, fan di una Miss Italia che era la Gina Lollobrigida
(che io già conoscevo di persona). Quando mi è capitato, dopo cinquanta anni,
di vedere il film, non ho più ritrovato alcune scene che avevo girato, ma avevo
conservato delle locandine, tra cui quella che ti ho trasmesso. Tutto qui,
allora come futuro geologo andavo a mezzogiorno alle cave di Baveno, quando
facevano saltare le mine, a cercare tra i massi frantumati dei bei cristalli di
quarzo e ortoclasio. Ma ero ancora in prima liceo.”
Quell’adolescente, signore e signori,
era Antonio Praturlon, futuro membro
della “trinità geologica” con Colacicchi e Castellarin, che in fig. 4 potete ammirare
nella locandina di “Miss Italia” del 1950. “Chi
se lo fosse mai creso!”, per citare Pippo Franco, un autore di riferimento
per noi goliardici studenti di geologia a Roma tra gli anni ‘70 e ’80.
Fig. 4 - Un adolescente Antonio Praturlon (primo da sinistra, con gli occhiali in mano) nella locandina del film “Miss Italia” del 1950.
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Ma ecco, inaspettato, un altro piccolo coup de théâtre con cui il redattore
contraccambia il regalo che ci ha fatto il Prat: lo sapete chi era lo
sceneggiatore di “Miss Italia”?
Vittorio Nino Novarese, vincitore poi di due premi Oscar come costumista, ma
soprattutto figlio del grande geologo Vittorio
Novarese!!!
Il legame tra geologia e cinema ci porta ora a tre
fratelli originari di Amelia, presso Terni:
Odoardo, Piero e Mario Girotti, tutti e tre con esperienze di recitazione.
Per Mario, noto con il nome d’arte di Terence Hill (fig. 5), una lunghissima
carriera iniziata coi Musicarelli degli anni ’50, poi il grande successo tra la
fine dei anni ’60 e i ‘70 come cowboy (spesso sugli scenari delle nostre
montagne: cowboys nell'Appennino Laziale-Abruzzese ).
Fig. 5 - Terence Hill con Bud Spencer.
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Veniamo al fratello maggiore Odoardo Girotti (fig. 6), geologo
quaternarista e già professore presso l’Università di Roma “La Sapienza”, e
alla sua presenza cinematografica di gioventù in “Viale della speranza” di Dino Risi (1952; fig. 7), il cui
protagonista era Marcello Mastroianni. Mi concedo qui una piccola divagazione:
Marcello, in virtù del diploma di perito edile, operò durante la Seconda Guerra
Mondiale come disegnatore tecnico presso l’Istituto Geografico Militare di
Firenze; un'altra sottile liaison tra
cinema e discipline della Terra. Mi piace aggiungere che Marcello lavorò poi nel
dopoguerra presso la casa di produzione cinematografica britannica “Eagle-Lion”;
il suo capoufficio a Roma era mio nonno paterno Mario Argentieri che, intuita la
scarsa attitudine di Mastroianni per la carriera impiegatizia, lo licenziò
invitandolo a dedicarsi a quella artistica (cosa di cui Marcello, molti anni
dopo, si ricordava con gratitudine, come io e i miei familiari avemmo la fortuna
di sentire direttamente da lui).
Fig. 6 - Odoardo Girotti.
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Fig. 7 - Locandina di “Viale della speranza”.
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Ritornando sul filone principale
menzioniamo infine, per completezza di informazione, che il minore dei fratelli
Girotti, Piero, recitò come attore in “Il
padrone sono me!” di Franco Brusati (1955), con Paolo Stoppa e Andreina
Pagnani.
Il paleontologo Carlo Sarti, classe 1962, nativo di Budrio e laureatosi all’Università
di Bologna, è il curatore del Museo Geologico “Giovanni Capellini” del
capoluogo emiliano. Ricercatore, scrittore e divulgatore, egli di recente ha
anche collaborato con la nostra Sezione di Storia delle Geoscienze come
componente del board dei revisori per
il volume “Tre secoli di Geologia in
Italia”, Numero 44 dei Rendiconti Online della Società Geologica Italiana
(marzo 2018). Oltre a questo, Carlo è anche regista e sceneggiatore di
lungometraggi e cortometraggi; tra i titoli della sua filmografia citiamo “Goodbye Mr. Zeus” del 2009 e “La finestra di Alice” del 2013.
Viene poi naturale
menzionare i giovani componenti del gruppo base di Roma della Sezione di Storia
delle Geoscienze (Marco Romano con Simone
Fabbi, Marco Lesti e Leonardo Macelloni), che si sono cimentati nei due
“cortissimimetraggi” dal titolo "In
guerra con le Aquile", trailer del convegno "IN GUERRA CON LE AQUILE. Geologi e cartografi sui fronti alpini del
Primo Conflitto Mondiale" di Trento del 2015. Ecco i riferimenti per
visionare la prima versione con cui è stato promosso inizialmente il convegno
e la seconda release di cui
è stato attore protagonista il socio Marco Lesti
Un altro personaggio da menzionare tra gli estrosi
geologi in scena è Gildo Di Marco, abruzzese
di Sulmona, classe 1946. Studente di Scienze Geologiche alla Sapienza di Roma
negli anni ’60, si laureò sotto la guida di Ruggero Matteucci con una tesi in
micropaleontologia sulla successione laziale-abruzzese. Gildo, persona dai
molti interessi, divenne poi attore cinematografico e insegnante nella sua
città; a partire dal 1995 e sino a poco tempo fa ha guidato la manifestazione
rievocativa “Giostra cavalleresca di Sulmona”. Tra i lavori cinematografici più
recenti di Gildo menzioniamo Mala tempora (2008) di Stefano Amadio, Baùll di Daniele Campea (2014), Un’icona d’argento (2017). La sua
carriera artistica è iniziata e si è sviluppata tra gli anni ’60 e ’70, quando prese
parte come attore caratterista a numerose pellicole di genere: Spaghetti-western
(I Quattro dell’Ave Maria, 1968; Un esercito di cinque uomini, 1969; Arizona si
scatenò... e li fece fuori tutti!, 1970; Continuavano a chiamarlo Trinità, 1971; Gli fumavano le colt… lo chiamavano
Camposanto, 1971; Uomo avvisato mezzo
salvato… Parola di Spirito Santo, 1971; Sentivano
uno strano, eccitante puzzo di dollari, 1973); horror italiani degli anni
’70 con Dario Argento (L'uccello dalle
piume di cristallo, 1970; 4 mosche di velluto grigio, 1971; Il tram, 1973); film drammatici come La bellissima estate (1974) di Sergio
Martino; commedie quali Armiamoci e
partite (1971) con Franchi e Ingrassia, Il
terrore con gli occhi storti (regista Steno e protagonista Enrico
Montesano, 1972), ma soprattutto Brancaleone alle
crociate (1970). In quest’ultima pellicola, capolavoro del
cinema italiano firmato da Mario Monicelli, Agenore Incrocci e Furio Scarpelli,
Gildo era tra i membri dell’armata di Brancaleone in Terra Santa, ricoprendo il
ruolo dello storpio ma vedente sempre portato, in una bizzarra simbiosi, a
cavacecio dal cieco (Fig. 8).
Fig. 8 - Gildo Di Marco in “Brancaleone alle Crociate” (1970),
secondo da sinistra in groppa al suo “destriero”. |
E’ lui l’oggetto di una delle migliori
battute del film, magistralmente recitata da Adolfo Celi, il re Boemondo che
parla in siculo a rima baciata, come nel Teatro dei Pupi: sul campo di
battaglia sotto le mura di Gerusalemme Boemondo, mentre passano in rassegna
l’armata pronta alla pugna, chiede a Brancaleone: “Veni cuntra a li nimici/ puri chiddu a cavacici?”.
Tutto
assolutamente sublime, dall’inizio dell’avventura di GEOITALIANI poter narrare
queste vicende è quanto di meglio ci sia capitato. Per fortuna ancora ce n’è da
dire…
…TO BE CONTINUED…
CREDITI
A
conclusione del Primo Atto della rassegna di estrosi geologi, ed in anticipo
per gli Atti che seguiranno su GEOITALIANI, ringrazio dal profondo del cuore per
le preziose informazioni e/o la documentazione fotografica: Silvano Agostini,
Ernesto Centamore, Domenico Cosentino, Gildo Di Marco, Francesco Dramis,
Francesca e Fabio Funiciello, Gianni Lombardi, Umberto Nicosia, Antonio
Praturlon, Umberto Risi, Massimo Santantonio. E la mia famiglia, che mi ha
trasmesso una inguaribile passione per il cinema. (A.A.)
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