di Anna Rosa Scalise e Mario
Valletta
A ribattezzare Pietro Celico come
“il Sommo” sono stati, intorno alla fine degli anni ’80 dello scorso secolo,
uno degli estensori di questo ricordo ed una comune allieva, Annamaria Castracani.
Nomignolo che viene ora conservato, quale ulteriore segno di spirito fraterno e
di affettuosa, cordiale vicinanza che ha, da sempre, legato Anna Rosa Scalise e
Mario Valletta (da ora in avanti, ARS ed MV) e del rimpianto più amaro e
struggente che la Sua scomparsa, assolutamente prematura, ha lasciato nei loro
cuori. Ad ARS è dovuto il ricordo delle tappe che hanno contrassegnato la
traccia profonda che solo pochissime figure di ricercatore, quale Pietro è
stato, lasciano e la Sua carriera accademica; ad MV, alcuni ricordi legati ad
un’amicizia fraterna e ad un rapporto personale e scientifico/professionale,
che non ha conosciuto, in oltre trenta anni, la minima incrinatura e che, ancora
oggi, è vivo e vitale!!
La Sua figura di “padre fondatore”
dell’idrogeologia italiana è stata ricordata in una giornata di studio che si è
tenuta il 22 gennaio 2016, da Silvia Fabbrocino,
Sua allieva, che ha sottolineato come, sul piano strettamente scientifico: “le sue monografie ed opere cartografiche
hanno rappresentato, e tuttora rappresentano, il riferimento fondamentale per
la conoscenza idrogeologica del
territorio italiano e per la gestione quantitativa e qualitativa delle risorse
idriche sotterranee. Basti ricordare la Memoria “Considerazioni sull'idrogeologia
di alcune zone dell’Italia centro-meridionale alla luce dei risultati di
recenti indagini geognostiche”, pubblicata nel 1979, che ha contribuito
fortemente all'avanzamento delle conoscenze sulla circolazione idrica basale
degli acquiferi carbonatici, divenendo il punto di partenza per la
progettazione dei più grandi sistemi acquedottistici ed infrastrutturali”.
Pietro Celico si laurea in Scienze
Geologiche nel 1975, con il massimo
dei voti e la lode, ha prestato la propria
opera di Geologo presso
la ex Cassa per il Mezzogiorno,
svolgendo un'intensa attività
per ricerca, captazione ed utilizzazione ottimale delle risorse
idriche sotterranee, soprattutto nell'ambito del “Progetto Speciale
per il reperimento e l'utilizzazione razionale delle risorse idriche superficiali e sotterranee delle Regioni Marche, Abruzzo, Molise,
Lazio e Campania (P.S. 29)”: attività che lo
vede coinvolto nella programmazione, progettazione, direzione tecnica delle
ricerche e lavori di captazione di acque sotterranee,
soprattutto di acquiferi carbonatici. E non solo: suoi campi
d’azione sono pure indagini finalizzate alla progettazione di importanti dighe;
studio di tracciati e siti acquedottistici sia sotterranei che seminterrati; studio della
stabilità dei versanti
di aree interessate da importanti opere ingegneristiche
quali dighe, acquedotti, ecc.
In contemporanea, Pietro Celico svolge un’intensa attività
di ricerca scientifica, parzialmente sintetizzata in oltre duecentotrenta pubblicazioni su
periodici nazionali ed internazionali: numerosi sono gli elementi di assoluta originalità per la definizione sia
dell’approccio metodologico alla ricostruzione dell'idrodinamica sotterranea in acquiferi complessi, con particolare riferimento a quelli carbonatici, che della vulnerabilità degli stessi all'inquinamento e della salvaguardia quali-quantitativa e della gestione
ottimale delle risorse
idriche sotterranee, comprese quelle
minerali.
Nel 1983
pubblica "Idrogeologia dei massicci carbonatici, delle piane quaternarie e
delle aree vulcaniche dell'Italia centro-meridionale (Marche e Lazio
meridionali, Abruzzo, Molise e Campania)", che è il Quaderno 4/2 della
Cassa per il Mezzogiorno, che è stato – e continua ad essere - una sorta di
“vangelo” per quanti si siano avvicinati e si avvicinano allo studio completo
ed integrato di quelle aree. Qui si ricorda solo la svolta significativa che il “Quaderno” ha rappresentato
per la conoscenza dei fattori che condizionano la circolazione idrica
basale degli acquiferi carbonatici ed i limiti
dei bacini sotterranei, con vari elementi di novità
nella definizione del comportamento idrogeologico degli elementi strutturali e nella
individuazione di serbatoi
sotterranei funzionanti “in serie”.
Ma l’intensa attività scientifica è testimoniata pure da
una notevolissima produzione cartografica: la Carta Idrogeologica d'Italia, alla scala 1:500.000; la Carta Idrogeologica della Campania alla
scala 1: 200.000; la Carta
Idrogeologica dell'Italia centro-meridionale alla scala 1:400.000; la
Carta Idrogeologica dell'Italia Meridionale alla scala
1:250.000; il F. 186 “S.
Angelo dei Lombardi” della Carta Idrogeologica alla scala 1:100.000; la Carta
Idrogeologica della provincia
di Napoli alla scala 1: 50.000
e la Carta Idrogeologica della provincia di Avellino alla scala 1:100.000.
Molto attiva pure la partecipazione a Progetti
Finalizzati del CNR, come quello relativo
alla Geotermia, con particolare riferimento alla geochimica delle acque sotterranee: in un tale ambito rientrano
le ricerche relative alle caratteristiche idrogeologiche della
zona flegrea, con specifica attenzione allo studio del bilancio di massa e di energia ed al
quello degli effetti
delle iniezioni di fluidi nel sottosuolo.
Altri momenti importanti sono la partecipazione ai lavori, tra altre, di due
Commissioni incaricate, una, dello studio della regimazione delle acque e della sistemazione idraulica del bacino del fiume Liri e, l’altra, dell’utilizzazione
ottimale e di una maggiore e migliore protezione delle acque termo-minerali di Castellammare
di Stabia, alimentate da un importante acquifero carbonatico.
Nel 1986, pubblica il primo volume
di "Prospezioni idrogeologiche" e, nel
1988, il secondo. Si tratta di testi completi e
molto ricchi di elementi per lo studio dell'idrogeologia a livello sia specialistico che di corso universitario
(ed è questa una delle loro peculiarità), oltre che
esauriente guida pratica all'esecuzione di indagini
idrogeologiche finalizzate a captazione e gestione ottimale
delle risorse idriche.
E’ del 1989 la nomina a componente del "Gruppo di lavoro
per la normativa sulla cartografia idrogeologica" del Servizio Geologico d’Italia, incaricato
di elaborare linee guida per la redazione della cartografia idrogeologica alla
scala 1:50.000.
Negli anni novanta, nell’ambito del GNDCI del CNR, è
responsabile dell'U.O. che studia gli aspetti idrogeologici connessi
con i problemi di prevenzione e previsione delle piene, che si interessa dello studio sia dell'idrodinamica sotterranea degli
acquiferi carbonatici che
della vulnerabilità all'inquinamento di quelli complessi. Nel 1993 è nominato
membro delle Commissioni di Studio relative
al "Corso di aggiornamento e di
preparazione agli esami di stato" ed al "Corso di prospezioni dirette
e indirette e prove relative alle ricerche idriche", organizzati dall'Ordine dei Geologi
della Regione Campania; nell'anno successivo tiene lezioni di Idrogeologia
nell'ambito di Corsi di
Aggiornamento, organizzati dall'Ordine Regionale di Geologi
della Calabria.
Nel 1996 viene chiamato a far parte del
Gruppo di Lavoro per la Salvaguardia Ambientale del Torrente
Solofrana e, nel 1997, nell'ambito delle iniziative del CUGRI
dell’Università di Salerno, è responsabile del settore Falde Acquifere. Nello stesso anno, coordina il programma relativo alle Carte idrogeologiche e della vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi
della Regione Calabria. E’ dell’anno successivo la nomina a membro di una
Commissione per l'esame
della bozza del testo unico sulla tutela
delle acque dall'inquinamento.
Tra gli impegni
di carattere professionale, è da
sottolineare come, negli ultimi anni, si sia dedicato principalmente ai Piani di Tutela delle Acque:
nello specifico di quelli della Regione Abruzzo e sia stato Coordinatore Generale, oltre che Responsabile Scientifico delle attività
inerenti alla redazione
di quelli della Regione Campania.
Concorre, nel 2000, a fondare l'Associazione Italiana
di Geologia Applicata (AlGA), della quale sarà membro del Consiglio
Direttivo.
Intensa l’attività didattica, iniziata nel 1975 presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Napoli con il Corso di Idraulica
per Ingegneria Civile al quale, nel 1977, si è aggiunto
quello di Geochimica delle acque.
Presso l’Università di Palermo tiene, nell’anno accademico
1984/85, il corso di "Metodi di prospezione idrogeologica in acquiferi carbonatici": sono dello stesso anno i seminari riguardanti le
"Relazioni tra dinamica
sotterranea e chimismo
delle acque negli acquiferi carbonatici", ad integrazione dell'insegnamento di Geologia Applicata, presso la Facoltà
di Scienze dell'Università di Napoli,
presso la quale, nell'anno successivo, svolge il Corso di "Idrogeologia dei massicci
carbonatici", tema che caratterizzerà pure un corso seminariale sui "Metodi di captazione di sorgenti e falde ed uso degli acquiferi
come serbatoi naturali
di compenso", presso la Facoltà
di Scienze dell'Università di Palermo. Dell'anno accademico 1986/1987 sono il corso seminariale
di "Prospezioni
idrogeologiche" tenuto presso la Facoltà di Scienze dell'Università di Napoli e quella di Ingegneria dell'Università di Salerno, oltre ai "Corsi di perfezionamento in Geologia Tecnica", organizzati dall'Ordine
Nazionale dei Geologi.
A partire dall’Anno Accademico 1987/1988 diviene
Professore Associato di Geologia Applicata presso la Facoltà di
Scienze MM. FF. e NN. della “sua” Università, la Federico II. Di quel periodo
sono pure le lezioni svolte nell'ambito di
vari corsi di perfezionamento.
A partire dall'Anno Accademico 1990/1991 è Professore Ordinario
di Geologia Applicata e ricopre
la Cattedra di Idrogeologia che terrà, con estremo prestigio, sino al
collocamento a riposo, avvenuto nel 2011.
Di vari momenti di quel periodo sono pure il corso di
Idrogeologia (Facoltà di Ingegneria dell’Università di Salerno) e quello di
Idrogeologia ed Idrogeologia Applicata, svolto presso l’Università del Sannio e
quella della Calabria.
Uno degli
Autori (ARS) ha conosciuto Pietro Celico nel corso degli incontri del Gruppo
officiato di elaborare una normativa per la cartografia idrogeologica. I
capelli corvini, perfettamente pettinati, furono il la cifra, il tratto
distintivo che, per primi, la colpirono. Ma è stato sufficiente ben poco tempo
affinché la Sua personalità, improntata ad una disponibilità totale, pari al
carattere posato ed all’altissimo livello scientifico, emergesse con la
naturalezza che caratterizza solo personalità straordinarie, fuori dal comune.
Straordinaria
la naturalezza con la quale era sempre pronto “dare una mano” nel risolvere le
questioni scientifiche e tecniche che di tanto in tanto gli venivano
sottoposte: prezioso, un tale “modo di essere”, in occasione dell’emergenza
rifiuti nella regione Campania, concretizzato in una collaborazione ed in una
serie di suggerimenti dettati dalla Sua altissima cultura e dalla vastissima
esperienza professionale.
ARS ricorda
ancora, con orgoglio, misto a tenerezza e rimpianto, di essere stata coautrice
di una tra le ultime note scientifiche di Pietro Celico relativa al lavoro
svolto in collaborazione nell’ambito di un programma di ricerca e studi sulla
Valutazione delle risorse idriche sotterranee dell’Italia Meridionale. E ciò
non volendo che accennare solamente al lavoro svolto in collaborazione
nell’area dei Monti del Matese, della Piana di Boiano-Monte Totila e della
Piana del F. Sordo per “sperimentare” le Linee Guida della Cartografia
Idrogeologica.
Della sua
figura umana, ARS vuole ancora ricordare una persona autentica, ricca di veri
sentimenti che, per lei è stato un maestro ed un amico affettuoso.
Il Coautore (MV) ha avuto con il Sommo un rapporto quasi
quarantennale, nel quale un affetto che è poco definire fraterno si è coniugato
con un costante, sereno confronto di idee e vedute non tanto e non solo per
quelli che erano comuni interessi di ricerca e di attività. Nel periodo nel
quale Pietro è venuto a mancare, MV “usciva” da una di quelle esperienze di
vita che vengono definite difficili. Il non avere da lui, di solito gran
signore pure sotto questo aspetto, risposta (il periodo era quello natalizio
del 2014) a chiamate telefoniche ed a messaggi vari, avevano fatto intuire un
qualcosa di irreparabile ed il tentativo di contattare Fulvio non era andato oltre le prime
righe, forse per un rifiuto inconscio nel credere che quanto era accaduto fosse
una realtà.
Il ricordo di
Pietro meriterebbe pagine, pagine e pagine: quelli che seguono “mescolano” le
consuetudini di un meraviglioso rapporto umano con gli insegnamenti che un grande
Maestro ha dato a noi tutti.
Pietro è stato
- e rimarrà - uno dei pochissimi autentici Maestri che le Scienze della Terra
abbiano avuto nell'ultimo cinquantennio, un ricercatore di razza e di altissimo
profilo che ha contrassegnato tappe fondamentali nella evoluzione delle
conoscenze idrogeologiche di larga parte del nostro Paese. Tappe raggiunte
attraverso quello che è sempre stato, rimane e rimarrà, l'unico ed
insostituibile approccio, vale a dire un'accurata indagine di campo, effettuata
con mente libera da modelli da dover "dimostrare", anche forzando la
realtà, come spessissimo è capitato: "mente et malleolo", insomma,
secondo la perifrasi di Bruno D'Argenio del classico mente et malleo. E se a
quei "principi" (che sono stati, da sempre, la mia guida forse per la
"deformazione" mentale connaturata al geologo di quello che fu il
glorioso Servizio Geologico) si ispirasse, oggi, chi fa ricerca - in ambito
accademico e non - il quadro sarebbe assai meno desolante. E qui mi
"fermo", anche perché, al di là di quanto ricordato da ARS, il volere
“entrare” in un curriculum così ricco e prestigioso, quale quello di Pietro,
richiederebbe pagine e pagine.
Mi fermo anche
- se non soprattutto - perché preferisco privilegiare alcuni dei tantissimi
ricordi, che abbracciano l'arco di quasi un quarantennio di amicizia fraterna
nata nel più naturale e spontaneo dei modi, nel momento nel quale ci siamo
conosciuti.
Ricordi
preziosi, testimonianza dell'Uomo Pietro e della sua nobiltà d'animo e della
sua straordinaria apertura mentale. Come non ricordare, a prova tangibile
dell'una e dell'altra, l'immediatezza con la quale (avevo bisogno di notizie
per tracciare un sintetico quadro idrogeologico dell'area campana e di parte di
quella abruzzese) mi mise a disposizione copia del manoscritto di quello che
sarebbe divenuto il "leggendario" Quaderno 4 della Cassa per il
Mezzogiorno? E come non ricordare quanto si sia adoperato per contribuire,
prima, alla fase organizzativa di un Convegno promosso, insieme al Servizio
Geologico, per ricordare Carlo Bergomi nel decennale della scomparsa per un
tragico "infortuno sul lavoro" nei Monti del Matese e, poi, quale
chairman di quella parte dei lavori dedicata all'idrogeologia, preoccupandosi
pure di ottenere i necessari permessi per la visita, da Lui guidata, alle
sorgenti Torano e Maretto? E, a proposito delle poche (purtroppo) pubblicazioni
che ci vedono coautori, non possono non tornarmi in mente l'estrema cura e
meticolosità che poneva in ogni dettaglio: di una di esse, quella relativa al
settore meridionale dei Monti del Sannio, ero stato io a curare l'assemblaggio
finale. La copia che gli avevo dato per la "benedizione finale"
(ottenuta in pieno) mi fu restituita "carica" di richiami in verde -
lo ricordo con nettezza - a bordo pagina. Quei richiami si riferivano ad un
solo particolare: al mio "vizio" di allora, che mi è
"passato", di non rispettare che parzialmente gli spazi. E non può
non tornarmi in mente pure un episodio legato all'idrogeologia dei Monti
dell'Argentario, area allora assai poco studiata sotto questo profilo. Una
coppia di amici, che aveva casa in quella zona, mi lanciò quasi una sfida: che
geologo sei se non ci trovi l'acqua? Sulla base degli elementi stratigrafici e
strutturali di una pubblicazione della Scuola di Pisa (Mazzanti, se ben
ricordo), integrati da osservazioni di campagna, avevo maturato la convinzione
che vi potesse essere una falda ospitata in dolomie e calcari dolomitici,
localmente sormontati dai depositi di uno degli episodi della falda toscana,
prevalentemente pelitici. Chiesi conforto al Sommo ed, insieme, ipotizzammo una
profondità dal p.c. di circa 125 metri: sondaggio effettuato e falda a -122 m! Ci
scappò l'abbraccio!
Come non
ricordare quella che, dal momento del mio ritorno a Roma, era divenuta una cara
consuetudine: vederci quando possibile, ma sentirci il più spesso possibile,
non solo in corrispondenza di date canoniche, quali il 29 giugno, il 15 agosto
ed il 31 dicembre? In uno di questi incontri, gli feci scherzosamente osservare
come nel suo nome e nel mio cognome vi fosse una sorta di predisposizione ad
occuparci di geologia, mentre era stridente il contrasto tra il cognome di un
collega ed il suo modo di essere e di rapportarsi. A distanza di anni ci
ridevamo ancora!
Quando gli
comunicai, poi, la nascita del più "giovane" dei miei quattro nipoti
e l'intenzione dei genitori di chiamarlo Pietro (con la madre, mia figlia Rosa,
era nata una reciproca simpatia), innanzitutto inviò al neonato gli auguri più
affettuosi, concludendo - tra il serio ed il faceto - che, con quel nome, non
poteva che essere il più bello ed intelligente: un classico - nei messaggi o
nei contatti telefonici - era divenuto il suo "baci all'omonimo".
E, negli ultimi
tempi, avevamo spesso parlato della decisione di trasferirsi a Parma, che lo
entusiasmava e che trovò il mio consenso più pieno.
L'amicizia di
Pietro rimarrà, per me, uno di quei beni preziosi che accompagnano per tutta la
vita.
A Lui, con
amore e spirito fraterni, il “Sit tibi terra levis” delle scritte sepolcrali
latine.
Per
saperne di più
- Budetta P., Celico P., Corniello A., De Riso R., Ducci D. & Nicotera P. (1994) - Carta idrogeologica della Campania alla scala 1:200.000. Memoria illustrativa, 4° Convegno Internazionale Geoingegneria, Torino, 565-586.
- P. Celico, P. De Vita, G. Monacelli, A.R. Scalise G. Tranfaglia (Responsabili Scientifici): Apat e Univ.degli Studi di Napoli Federico II. (2005) - Carta Idrogeologica dell’Italia meridionale (Scala 1:250.000) - Poligrafico dello Stato. ISBN 88-448-0223-6 Program INTERREG IIC “Assetto del territorio e lotta contro la siccità” Sottoprogramma I: Analisi del ciclo idrologico.
- P. De Vita, V. Allocca, F. Celico, S. Fabbrocino, M. Cesaria, G. Monacelli, I. Musilli, V. Piscopo, A.R. Scalise, G. Summa,G. Tranfaglia & P. Celico. Hydrogeology of continental southern Italy (2018) - Journal of Maps, 14.2, 230-241
- Celico P .(1979) - Considerazioni sull’idrogeologia di alcune zone dell’Italia centro-meridionale alla luce dei risultati di recenti indagini geognostiche”. Mem. e Note Ist.Geol.Appl., 15, pp.1-43, Napoli.
- Celico P. (1983 b) - "Idrogeologia dei massicci carbonatici, delle piane quaternarie e delle aree vulcaniche dell'Italia centro-meridionale (Marche e Lazio meridionali, Abruzzo, Molise e Campania)". Quad. Cassa per il Mezzogiorno, 4, 2,225 Roma.
- Celico P. (1983c) - Carta Idrogeologica dell’Italia centro-meridionale (Marche e Lazio meridionali, Abruzzo, Molise e Campania) alla scala 1:400.00. Cassa per il Mezzogiorno, Grafiche Magliana, Roma.
- Curriculum del Prof. Pietro Bruno Celico. Ordinario di Idrogeologia. Università degli Studi “Federico II” di Napoli. Napoli, 18 settembre 2009.
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