Bologna si arricchisce di quadri antichi di qualità di due personaggi chiave dell’Unità d’Italia. Sono Giovanni Capellini, geologo e quattro volte Rettore dell’Alma Mater, ben noto alla storia politica e scientifica della città nella seconda metà dell’Ottocento, e Achille de Zigno quasi ignoto a Bologna, anche se fu l’ultimo Podestà di Padova prima della liberazione dal dominio austriaco. I due personaggi, colleghi e poi amici, si ritrovano ora a Bologna nel segno dei pesci fossili di Bolca nel Veronese, che sono in bella mostra da 146 anni al Museo Geologico Giovanni Capellini dell’Alma Mater, e ora con pochi pezzi anche alla Raccolta Lercaro.
Dal 1555 i fossili della pesciara di Bolca vengono citati come rarità in una famosa cinquecentina di P.A. Mattioli, uno dei padri della scienza moderna. Bolca nel mondo è il primo giacimento culturale paleontologico a essere stato riconosciuto e citato in una stampa. Ancor oggi si trova nella decina dei più importanti Lagerstätten globali in cui i resti scheletrici duri dei fossili sono ancora accompagnati da parti molli come pelli e organi interni (calcare litografico di Solhofen in Baviera, Holzmaden in Germania, Burgess Shale in Canada, Santana in Brasile, Besano in Svizzera, Liaoning in Cina).
Una delle più ricche e spettacolari raccolte di pesci di Bolca fatte nell’Ottocento è quella che il Barone Achille De Zigno ospitava a palazzo e che donò a Capellini per il grande Congresso Geologico Internazionale di Bologna nel 1881, e quindi al Museo omonimo dell’Alma Mater. La qualità superba dei pezzi e la visione duplice di impronta e contro impronta 3D sulle lastre di calcare che contengono sette grandi esemplari di specie diverse di pesci antichi circa 53 milioni di anni ne fanno un unicum paleontologico, museale e storico.
Capellini fu molto abile a percepire l’innato munifico spirito del nobile, più attempato collega, facilitandone il prestito prima e la donazione poi della straordinaria collezione. De Zigno fu abbastanza intelligente per capire che, donando la sua collezione a una istituzione pubblica come il grande Museo Capellini, in una città quale Bologna, patria della Università e della Geologia, come peraltro fece per altre città, il suo nome sarebbe stato ricordato nei secoli. E fu abbastanza liberale e distaccato per privarsi, pro rei publicae bono, di specie bellissime a cui aveva dato il nome. Nome che oggi risuona e viene letto qui come nella città, Padova, di cui fu podestà. Caso non comune, il Barone de Zigno ottenne il titolo nobiliare quando Padova era parte dell’Impero Austro Ungarico; in seguito, con l’annessione all’Italia, la Casa Savoia glielo confermò.
Il quadro che ritrae Capellini in Toga di Scienze e col Collare Rettorale è opera del pittore bolognese Alberto Fabbi, noto ritrattista, che lo ha dipinto nel 1888, anno dell’VIII Centenario dell’Alma Mater. Capellini fu Rettore nel 1871, 1874–1876, 1885–1888, 1894–1895. Il quadro è rimasto in proprietà della illustre famiglia Lambertini e discendenti Mioni fino al 2015, quando è stato acquistato dall’Università di Bologna.
Chi entri al Museo Capellini trova incisi nel marmo della lapide in ricordo del II Congresso Geologico Internazionale di Bologna 1881 i nomi di Capellini (Presidente) e de Zigno (fra i Vice-Presidenti). E’ un felice ritorno a casa: oltre ai nomi, ora abbiamo anche le icone dei due importanti personaggi.
Il Museo Capellini è grato al Magnifico Rettore dell’Alma Mater, Francesco Ubertini, al Prof. Gian Paolo Brizzi dell’Archivio Storico, e al Presidente dello SMA, Roberto Balzani, per aver acquisito e assegnato il quadro al Museo, al Dr. Giuseppe Mioni, la cui famiglia ha conservato il prezioso dipinto fino ad ora, e ai pronipoti del Barone De Zigno, Antonio Cartolari, Flavia de Zigno, e Alberto Lonigo, che con l’altro quadro donato ravvivano il munifico attaccamento del loro avo al Museo Geologico Giovanni Capellini.
Idealmente, da oggi Capellini e De Zigno, i due geologi amici per tanti anni, riprendono il colloquio dai loro antichi quadri in una sala del Museo Capellini, dove migliaia di visitatori avranno modo di riascoltarne le storie, a partire da quella esemplare di ‘come si costruisce un museo’ e di come lo si mantenga vivo facendo ricerca di punta a livello globale, come dimostrato negli ultimi anni da Federico Fanti e Andrea Cau su Nature e Science più volte, e su altre riviste di massimo impatto.
Per saperne di piu:
http://www.museocapellini.it/
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