Nato a Copenaghen, ma italiano di adozione è il noto naturalista, geologo, anatomista (nonché vescovo cattolico) Niels Stensen, conosciuto anche con il nome latino Nicolaus Steno e italianizzato Niccolò Stenone.
Stenone nasce a Copenaghen nel 1638 dove intraprende gli studi in medicina sotto la figura centrale di Thomas Bartholin. Nel corso della sua vita ebbe la possibilità di viaggiare molto, entrando a contatto con le migliori realtà scientifico-culturali dell’epoca.
Ritratto di Stenone nel Museo di Geologia di Copenhagen (foto mp) |
Stenone, di fede Luterana, si convertì a Firenze al cattolicesimo nel 1667. Tra il 1672 e il 1675 si alternò tra la Danimarca, dove venne nominato ‘regio anatomico’ e Firenze, dove tornò quando il Granduca Ferdinando era già morto ma instaurando da subito un ottimo rapporto con il suo successore Cosimo III. In seguito Stenone si sposta ad Amburgo e a Schwerin dove vive come sacerdote fino al sopraggiungere della sua morte avvenuta nel 1686. La salma venne trasferita a Firenze per volere diretto di Cosimo III, con esequie solenni nella Basilica di San Lorenzo il 13 ottobre del 1687, e dove trova tuttora sepoltura.
In campo medico-anatomico Stenone scoprì il dotto parotideo denominato ‘dotto di Stenone’ e di aver compreso e interpretato la distinzione tra ghiandole secernenti e linfonodi. Conduce studi sul cervello umano, approfondisce la funzione delle tube uterine e delle ovaie e dimostra empiricamente che il cuore non rappresenta la sede dell’anima o la fonte del calore corporeo, ma che deve essere considerato a tutti gli effetti un muscolo.
Iscrizione dedicata a Stenone
nel Museo di Geologia di Copenhagen (foto mp)
In campo geologico l’opera principale di Stenone è il De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus pubblicato a Firenze nel 1669. L’opera, di fondamentale importanza per l’avanzamento delle Scienze della Terra, contiene alcuni concetti fondamentali per la geologia, come i principi di orizzontalità originaria degli strati, i principi di sovrapposizione e intersezione, l’ordine o classazione nella deposizione in accordo alla granulometria dei sedimenti a partire da materiale in sospensione (Morello, 2003; Romano, 2013).
Stenone è probabilmente il primo scienziato a riconoscere e interpretare correttamente i concetti di calco interno (lapidae) ed esterno (conchae aereae) dei fossili, in un periodo in cui tali oggetti erano ancora creduti scherzi della natura e non resti ‘pietrificati’ di organismi una volta viventi (Romano, 2013, 2014). La sequenza del processo di fossilizzazione a quell’epoca poteva essere accettata solo considerando i fossili come animali vissuti in precedenza in un ambiente marino, rappresentando quindi un evidenza fortissima per falsificare l’interpretazione inorganica ancora imperante tra i naturalisti. Gli stessi ragionamenti vennero utilizzati dal naturalista e pittore Agostino Scilla nella sua famosa opera “La Vana Speculazione disingannata dal senso”, pubblicata a Napoli l’anno successivo all’uscita del prodromo di Stenone. L’elegante ragionamento contenuto nel De solido intra solidum di Stenone, rappresenta quindi uno dei principali rubiconii nella storia della geologia, con riconoscimento epocale dei fossili come resti organici. Tali evidenze comporteranno una sorta di reazione a catena di inferenze, che porteranno inesorabilmente a rivoluzionare il concetto di una Terra fissa e immobile nel corso del tempo.
Per saperne di più:
- Morello, N. 2003. The question on the nature of fossils in the 16th and 17th centuries. Four centuries of the word geology. Ulisse Aldrovandi, 1603, 127-152.
- Romano M. 2013. “The vain speculation disillusioned by the sense”: the Italian painter Agostino Scilla (1629–1700) called “The Discoloured”, and the correct interpretation of fossils as “lithified organisms” that once lived in the sea. Historical Biology, 26(5):631-651.
- Romano M. 2014. From petrified snakes, through giant “foraminifers”, to extinct cephalopods: the early history of ammonite studies in the Italian peninsula. Historical Biology, 27(2):214-235.
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