Pochi anni orsono, nel 2010, nella frazione di Santa Maria di Castellabate, località turistica in provincia di Salerno, nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è stato identificato un sito di straordinario interesse geo-archeologico.
Il sito si trova sul litorale, e consiste in una antica cava estesa per circa 300 m dalla quale venivano estratti dei “rocchi” cilindrici destinati alla realizzazione di colonne; si presume che la cava fosse attiva già nel VI sec. a.C., rappresentando quindi una delle più antiche testimonianze archeologiche del Cilento.
La spiaggia dei rocchi, a Santa Maria di Castellabate (SA) |
La cava è impostata su una piattaforma di calcareniti bioclastiche e in alcuni luoghi è possibile ancora individuare le strutture cilindriche già abbozzate e pronte per l’estrazione e destinate alla costruzione di colonne.
Stralcio della Carta geologica del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, in scala 1:110.000, realizzata dall'Ente Parco, dal Ministero dell'Ambiente e dal Servizio geologico d'Italia - ISPRA. La carta è disponibile sul sito ISPRA in visualizzazione html (link) o in formato viewer (link) |
Legenda della Carta geologica del Parco; nel riquadro viene descritta l'unità 9, affiorante nella spiaggia dei rocchi. |
É proprio l’uso di questa pietra che ha decretato la fortuna e la conservazione, pressoché perfetta, dei templi di Paestum. Si tratta di una roccia che occupa l’intera piana di Paestum; la sua formazione è avvenuta per la calcificazione e concrezione di materiale vegetale grazie alle acque circolanti del fiume Salso, che ha permesso la formazione di un materiale fortemente alveolato, che ha dato prova di grande durabilità.
Probabilmente, un’analisi più approfondita potrebbe permettere l’identificazione di blocchi della pietra estratta dalla “spiaggia dei rocchi” in altri edifici di Paestum.
Di certo blocchi di arenaria sono stati usati come intercalazioni decorative nel fregio del Tempio di Hera, sposa di Zeus e principale divinità di Poseidonia, più noto come Basilica, dal nome che gli dettero gli archeologi del settecento per la quasi totale sparizione dei muri della cella, del frontone e della trabeazione.
L’immagine mostra infatti la sequenza di blocchi arenacei bruno-rossastri intercalati tra quelli bianco-rosati di origine travertinosa, rendendo un magnifico effetto di contrasto cromatico, specialmente durante le ore del tramonto.
Il Tempio di Hera a Paestum (foto MP) |
Dettaglio del fregio del Tempio di Hera a Paestum; si noti l'uso dell'arenaria come elemento decorativo (foto MP) |
Per saperne di più
Carta geologica con elementi tematici e Carta dei Paesaggi sottomarini del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, in scala 1:110.000, realizzata dall'Ente Parco, dal Ministero dell'Ambiente e dal Servizio geologico d'Italia - ISPRA.
La carta è disponibile sul sito ISPRA in visualizzazione html (link) o in formato viewer (link)
Salvatore D’Agostino, Luigi Stendardo, IL RESTAURO STRUTTURALE DEI TEMPLI DI PAESTUM DALL’OTTOCENTO ALL’ATTUALITA'. XXIV Conv. Int. “Scienza e Beni Culturali”, Bressanone, Arcadia Ricerche, 2008 http://associazionearco.blogspot.it/2009/10/il-restauro-strutturale-dei-templi-di.html
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