Nella iconografia cartografica antica, tipica dello stile di Geoitaliani, l’Isola di Ustica si materializza con le fattezze di una piccola mappa geognostica del 1867 rilevata da Pietro Calcara e magistralmente disegnata da Palumbo-Minà.
Nell'immaginario collettivo degli italiani, purtroppo, questo nome è associato indiscutibilmente alla parola strage.
Leggendo invece l'ultimo lavoro di Franco Foresta Martin, Geppi Calcara e Vito Ailara, dall’evocativo titolo “Ustica s’inabisserà?”, ci si distacca immediatamente dal ricordo doloroso. Gli occhi e la mente si aprono verso un frammento di terra di poco più di 8,5 km quadrati ancora geograficamente poco conosciuti. Un'isoletta solitaria di natura vulcanica che si è formata a partire da un milione di anni fa nel Basso Tirreno, proprio sotto la costa palermitana.
La storia geologica e naturale di Ustica, raccontata dagli Autori con uno stile narrativo leggero e piacevolmente divulgativo, non ci fa riflettere immediatamente su quanto serio e riservato ai "soli addetti al settore delle Scienze della Terra" sia l'argomento trattato, ossia la costituzione geologica di un'isola che è l’unico vulcano emerso di natura anorogenica del Tirreno Meridionale.
Carta geognostica dell'Isola di Ustica (1867) redatta da Pietro Calcara, donata al R. Comitato Geologico da Minà-Palumbo |
A differenza del vicinissimo arcipelago delle Isole Eolie, i magmi che hanno originato l’isola non derivano dalla subduzione e dalla fusione di una porzione di placca continentale ma derivano dal mantello terrestre a seguito dell'apertura di una profonda frattura crostale sul fondo del Mar Tirreno.
Il racconto inizia con l’inizio di una lunga sequenza sismica che mette fine all’ordinario fluire dell’esistenza della comunità usticese. È difficile datare con precisione l’inizio di questa attività, anche perché l’allora Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica non aveva ancora sviluppato una rete sismica adeguata.
Cominciano a nascere le prime leggende, come quella dei passeggeri del vapore Napoli-Palermo che dichiarano che “Ustica è scomparsa!”, suggestionati dalla recente storia di Ferdinandea.
Questo inizio di attività segna anche l’inizio di un lungo periodo di inquietudine tra gli abitanti, tanto da far richiedere la presenza di scienziati ed esperti, oltre che di navi pronte all’eventuale loro evacuazione.
Sia le navi che gli scienziati arrivarono sull’isola, cercando quanto più possibile di portare conforto ed aiuti alla popolazione.
Alla prima sequenza seguì un periodo relativamente tranquillo, segnato dall’inizio dell’attività di “messa in sicurezza”, come si direbbe oggi, del patrimonio edilizio.
Ma la sera del 28 marzo 1906 ci fu un amaro risveglio; un “tonante boato” segnò la ripresa dell’attività sismica, suscitando scompiglio e causando gravi danni.
La mattina del giorno successivo iniziò la prima operazione di protezione civile della storia d’Italia: la popolazione usticese venne trasferita con mezzi navali nella città di Palermo. La descrizione dello sgombero rivela momenti altamente drammatici, suscitando nel lettore attimi di tristezza e angoscia per la sorte delle persone coinvolte. Persone che hanno un nome e un cognome, una vita ed una storia. Esempio di accurata ricerca da parte degli Autori negli archivi e nei fondi storici che hanno vagliato con cura e perizia.
All’esodo seguirono dichiarazioni improvvide circa la sorte “geologica” dell’isola, che acuirono ancora di più le sofferenze delle persone strappate dalle loro case. Una sofferenza privata che si intersecava con una sofferenza "pubblica" e conclamata della Terra che dà e leva la vita.
Il mese di aprile segnò l’inizio del declino della sequenza sismica, che portò quindi al rientro, graduale, della popolazione verso l’isola che a sorpresa vide arrivare i sovrani Vittorio Emanuele III ed Elena, che erano a Palermo in visita ufficiale e si recarono nella loro isoletta a portare aiuti economici, conforto e solidarietà.
Il volume analizza con dettaglio più che realistico, amplificato dalle precise cronache locali, la storia di questo evento, facendo entrare il lettore - con gli occhi e con la testa- nella vita quotidiana della popolazione usticese facendo ri-vivere in diretta, la drammatica esperienza della convivenza con un evento catastrofico quale una crisi sismica.
Altre immagini suggestive ed attualissime -che lasciano l'amaro in bocca- evocano questo evento così lontano eppur così vicino ai nostri giorni ossia il modus operandi nell'affrontare le ore ed i giorni successivi al disastro: aiuto delle autorità locali ed incapacità dello Stato nel far fronte all'emergenza. Quello che emerge è la storica solidarietà del cittadino comune ed il profondo e radicato senso di dignità ed orgoglio della popolazione siciliana.
Da un altro punto di vista invece gli storici, i geologi, i naturalisti, ma anche chiunque sia affascinato dai luoghi magici dell’Isola di Ustica, non potrà non apprezzare gli spunti di visita forniti dagli Autori negli itinerari per rintracciare i luoghi descritti e le formazioni geologiche che rendono Ustica un percorso di visita obbligato per studenti, ricercatori e appassionati di Scienze della Terra in una Sicilia quasi sconosciuta.
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