martedì 31 dicembre 2013

1892: le prime fotografie dell'Etna in eruzione

di Marco Pantaloni e Fabiana Console

Chiudiamo questo 2013 con due immagini, a nostro avviso, eccezionali.
Presso la Biblioteca ISPRA - Servizio geologico d'Italia abbiamo ritrovato, in un remoto scaffale, alcune immagini d'epoca: si tratta di foto prese sull'Etna i giorni successivi all'eruzione del 9 luglio 1892.


Entrambe le foto riportano, in una didascalia in basso a destra: "I Monti Silvestri. Nuovi crateri formatisi nell'eruzione scoppiata il 9 luglio 1892".



Questa prima foto è una vista del cratere superiore,
da pon
ente, presa il giorno 15 luglio 1892.


La seconda è un panorama occidentale,
preso lo stesso 15 luglio 1892.

Ancora oggi l'Etna continua a offrirci immagini spettacolari; alle nostre va aggiunta la spettacolarità degli oltre 120 anni trascorsi da quel lontano 1892.

Non sappiamo l'origine di queste immagini: si può supporre derivassero da lastre ortocromatiche, realizzate nel 1873, oppure già da pellicole Eastman su supporto cartaceo, nate nel 1888, o forse ancora su celluloide, anche se questo supporto fu brevettato solo l'anno precedente, nel 1891.

Sappiamo solo che questo fortuito rinvenimento, frutto della nostra caparbietà e della lungimiranza nella conservazione del materiale documentale del Servizio geologico d'Italia, ci permette di fare delle considerazioni che riguardano il futuro: la conservazione e la divulgazione del patrimonio tecnico-scientifico, sia esso documentale, cartografico, archivistico, librario, iconografico e museale, rende un servizio fondamentale per la crescita culturale delle attuali e delle future generazioni.

Parafrasando un concetto chiave della geologia, "il presente è la chiave del passato", vogliamo sottolineare che anche "il passato è la chiave del presente" e, a nostro giudizio, "la guida per il futuro".


venerdì 27 dicembre 2013

1951: Nei paesi dell’argilla

di Marco Pantaloni

Un documentario dal titolo “Nei paesi dell’argilla”, girato nel 1951 dall'Istituto Luce e distribuito nel 1955, illustra gli aspetti antropici e naturalistici della piana del Campidano in Sardegna.
Della durata di circa 7 minuti, il documentario si sofferma nella descrizione della lavorazione dell'argilla per la produzione di mattoni destinati alla fabbricazione delle tipiche e rustiche abitazioni della più estesa pianura dell’isola.



Il documento filmato, dopo sequenze che descrivono gli aspetti naturalistici e antropologici della zona, si sofferma sull'estrazione dell’argilla dal sottosuolo e sulle tecniche di lavorazione per la produzione di mattoni, secondo tecniche che oggi definiremmo a basso impatto energetico.
Il lavoro, all'apparenza piuttosto semplice, viene però condotto con grande fatica dagli operai, uomini e donne, sia con l’estrazione del materiale a mano attraverso l’uso del piccone, sia con il trasporto del materiale da parte delle donne con ceste portate sul capo.
Il filmato si conclude con uno sguardo al futuro, auspicando uno sviluppo compatibile con i vecchi sistemi, perché rappresentano “il frutto di una iniziativa di queste comunità, costrette a vivere e a produrre, per secoli, in condizioni tra le più difficili e avverse, e addirittura estraniate dalla storia.”

E ancora: “si tratta di valorizzare le risorse umane e l’intelligenza cui queste popolazioni si sono dimostrate capaci” finalizzate ad esaudire “le speranze nella rinascita dell’isola”.

Il filmato, per la regia di Fiorenzo Serra e musicato da Mario Tamanini, è visualizzabile anche sul sito dell’Archivio storico dell’Istituto Luce.

Il regista Fiorenzo Serra, dopo la laurea in Scienze Naturali all'Università di Firenze, torna in Sardegna nel 1945 e si dedica al cinema naturalistico e realistico, raccontando la storia e la cultura dell'isola, senza trascurare le problematiche sociali. In particolare si occupa di analizzare le trasformazioni in corso in Sardegna nel dopoguerra e l'influenza di queste trasformazioni sugli aspetti sociali e culturali. Fiorenzo Serra è il documentarista forse più importante per il Novecento in Sardegna, grazie soprattutto al suo lungometraggio L'ultimo pugno di terra (1965).

Il regista Fiorenzo Serra,
autore del documentario
Per saperne di più:




domenica 22 dicembre 2013

1792: Ermenegildo Pini, il bradisismo e i vermi marini nelle colonne del tempio di Serapide a Pozzuoli

Io ho sempre pensato, che non già dai tempi si
debbano giudicare le opere, ma piuttosto dalle
opere si debba giudicare dei tempi.
Ermenegildo Pini
di Fabiana Console


Carlo Pini (Milano 1739-1825) veste l’abito talare nel 1756 assumendo il nome di Ermenegildo, e l’anno successivo prende i voti come chierico barnabita.
Studia teologia a Roma e a Napoli e nel 1763 torna a Milano, dove conclude il proprio iter formativo.
Nel 1766 viene nominato docente di Matematica e successivamente di Storia naturale al Liceo S. Alessandro e assume l’incarico di curare, ampliare e tutelare le collezioni naturalistiche dell’annesso museo che divenne per lui ragione di numerosi viaggi. Nel 1782, viene eletto delegato delle miniere, incarico che motiverà diverse escursioni sulle Alpi e Prealpi lombarde; famoso è il suo studio mineralogico del 1783 sul San Gottardo.
È però nella Milano napoleonica che il prestigio di Pini aumenta e nel 1801 viene eletto deputato nella Consulta di Lione, assemblea che aveva il compito di approvare la costituzione della nuova Repubblica Cisalpina. Anche durante la Restaurazione, Pini continua a godere della fiducia del governo, mantenendo il ruolo di figura di riferimento nel campo delle questioni minerarie e naturalistiche.
Singolare e quanto mai originale nel suo genere il piccolo volumetto, in forma epistolare, dal titolo : Viaggio geologico per diverse parti meridionali dell’Italia.
In nove lettere dedicate ad un Amico (datate da luglio a novembre 1792) Pini ci accompagna e descrive non senza ironia, poesia e spirito prosaico, il suo viaggio naturalistico attraverso l’Italia meridionale partendo da Modena ed arrivando a Pozzuoli.

domenica 15 dicembre 2013

1867: nascita del R. Comitato Geologico

di Marco Pantaloni


Il Regio Decreto n. 4113 del 15 dicembre 1867 dispone che la Sezione geologica del Consiglio delle Miniere è costituita in Comitato geologico presso il Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio, con l'incarico di compilare e pubblicare la grande carta geologica del Regno d'Italia e di dirigere i lavori, raccogliere e conservare i materiali e i documenti relativi.
La sede del Comitato è a Firenze.




E' al toscano Igino Cocchi, coadiuvato da uomini illustri quali Felice Giordano e Bartolomeo Gastaldi, che spetta l'incarico di Presidente del R. Comitato geologico.


Bartolomeo Gastaldi
Professore di mineralogia nella
R. Scuola d'applicazione degli Ingegneri a Torino

Igino Cocchi
Professore di Geologia nel R. Istituto Superiore di Firenze,
Presidente del Comitato Geologico



Felice Giordano
Ispettore nel R. Corpo delle miniere
Giuseppe Meneghini
professore di Geologia nella R. Università di Pisa
Lodovico Pasini
Senatore del Regno d'Italia


venerdì 13 dicembre 2013

Le pietre lanciate

di Marco Pantaloni


Poco lontano dalla città di Bolsena, nel Lazio settentrionale, si trova un geosito di particolare interesse. Questo particolare monumento geologico, che si estende per alcune centinaia di metri, purtroppo in gran parte invaso dalla vegetazione, è conosciuto come “le pietre lanciate”.

Le pietre lanciate(immagine tratta da Wikipedia, autore Sere92)


Una porzione di questo affioramento, la più significativa, viene mantenuta pulita dalla vegetazione e tutelata. L’intera area rientra nel sito di interesse comunitario e zona di protezione speciale "Monti Vulsini" (codice SIC-ZPS: IT6010008); le pietre lanciate fanno parte delle importanti bellezze naturalistiche che hanno permesso al Lago di Bolsena e ai Monti Vulsini di essere proposti come patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
Le pietre lanciate si trovano lungo la via Cassia in prossimità di Montefiascone, in località Fornacella (tra il km 111 e il km 112); si tratta di prismi rocciosi di origine vulcanica originati durante la prima fase di attività del Complesso di Bolsena. La caratteristica morfologia di questo geosito è, scientificamente, una fessurazione colonnare da raffreddamento in una colata di lava a chimismo tefritico-fonolitico.

Non si tratta di un fenomeno raro in natura; analoghi alle pietre lanciate di Montefiascone sono l’affioramento di basalti colonnari di Guspini, in Sardegna, all'isola di Zannone, nell’Arcipelago Pontino, nelle gole dell'Alcantara in Sicilia. Tutti sicuramente meno imponenti e meno conosciuti rispetto alla Devils Tower nel Wyoming o al Giant Causeway in Irlanda del Nord, ma non per questo meno interessanti e degne di attenzione da un punto di vista scientifico, naturalistico e turistico.

Stralcio del foglio 137 Viterbo della Carta geologica d’Italia alla scala 1:100.000
La località si trova in prossimità della Via Francigena (o via Romea), che conduceva i pellegrini del medioevo da Canterbury e dalla Francia fino a Roma; il vedere questa particolarità naturalistica deve quindi aver suscitato nei viandanti stupore e curiosità, tanto che le pietre lanciate vennero immortalate in numerose stampe e incisioni.
Questo particolare affioramento roccioso ha quindi dato luogo alla nascita di spiegazioni, più o meno curiose, per interpretare l’origine di questa struttura; la più diffusa, dalla quale deriva il toponimo, è quella per la quale si immagina che l’antico vulcano di Bolsena durante un’attività eruttiva avesse lanciato delle pietre che si sarebbero conficcate nel terreno.
Il luogo di affioramento delle pietre lanciate è anche un ottimo punto di osservazione del lago di Bolsena e delle due isole: l’isola Martana e l’isola Bisentina.


Per saperne di più:

venerdì 6 dicembre 2013

“Le vite degli altri”. Storia e memoria delle discipline scientifiche in Italia

di Alessio Argentieri

In occasione del primo anniversario dell’istituzione della Sezione di Storia delle Geoscienze della Società Geologica Italiana, che ricorre il 7 Dicembre, vogliamo condividere con chi ci legge alcune riflessioni sui principi ispiratori della nostra iniziativa, prendendo in prestito il titolo di un film.

La geologia italiana, pur essendo più giovane di altre discipline fisiche e naturali, vanta una lunga tradizione, come più volte ricordato. Ciò nonostante, tra i cultori delle geoscienze sembra mancare ad oggi una consapevolezza dell’importanza della propria tradizione, mentre negli ambiti affini (scienze della vita, fisica, discipline tecniche) tale convinzione risulta pienamente maturata. Andando a curiosare tra “le vite degli altri”, osserveremo infatti come la storia dei singoli settori scientifici sia attentamente curata all'interno delle rispettive comunità nazionali.

In primo luogo nella Medicina, con cui la geologia italiana condivide diversi capostipiti- come Ulisse Aldrovandi, Antonio Vallisneri, Michele Mercati, Giuseppe Balsamo Crivelli, Lazzaro Spallanzani, Tommaso Catullo, Giuseppe Meneghini- i quali, formatisi come medici, ampliarono i propri orizzonti anche nel campo dell’inanimato. Un percorso inverso rispetto a quello di Charles Darwin che, costretto dal padre ad iscriversi alla Scuola di Medicina dell'Università di Edimburgo, abbandonò nel 1827 questi studi, nauseato dalle pratiche di dissezione dei cadaveri, per dedicarsi a quelli che lo portarono a rivoluzionare le sorti delle scienze naturali.
Per coltivare la tradizione della medicina italiana fu fondata nel 1907 a Perugia- su iniziativa di Domenico Barduzzi e con il sostegno di Guido Baccelli, medico e Ministro del Regno- la Società italiana di storia critica delle scienze mediche e naturali. Nel 1956 l’istituzione fu ribattezzata Società' Italiana di Storia della Medicina (SISM), denominazione che tuttora mantiene; pubblicazione societaria, edita sin dalle prime fasi, è la “Rivista Italiana di Storia della Medicina”. Anche grazie all'opera della SISM, oggi nei corsi di laurea delle Facoltà mediche delle Università italiane è sistematicamente prevista, seppur come insegnamento complementare, la storia delle scienze mediche.



Restando nel campo delle Scienze della vita, è di recente istituzione la Società Italiana di Storia, Filosofia e Studi Sociali della Biologia e della Medicina (BIOM), fondata nel 2009 a Reggio Emilia; tra i suoi obiettivi la “valorizzazione di tali campi disciplinari nell’ambito scientifico, accademico e civile” e “tutelare l’insegnamento della storia, della filosofia e degli studi sociali della biologia e della medicina nelle istituzioni universitarie e di insegnamento superiore”.



L’importanza della Fisica nella cultura italiana del Novecento è indiscussa e pienamente riconosciuta, come illustrato da Carlo Bernardini nel suo saggio pubblicato nel 1999. Basti pensare come in ogni città d’Italia ci sia una scuola intitolata ai padri della fisica moderna, in primis ad Enrico Fermi (senza alcuna polemica sulle possibili ombre della sua figura scientifica).
Un ruolo importante in questo processo socio-culturale si può attribuire alla Società Italiana di Fisica, nata nel 1897 nell'éntourage della rivista “Il Nuovo Cimento”, su impulso del suo primo presidente Pietro Blaserna (capostipite della scuola romana che fu protagonista dei progressi scientifici del XX secolo). Tra le riviste edite dalla SIF vi sono i "Quaderni di Storia della Fisica", pubblicati in italiano o inglese senza fissa periodicità ed abbinati al “Giornale di Fisica”.


Anche tra le discipline tecniche non mancano esempi di cura della propria tradizione.
L’Associazione Italiana di Storia dell’Ingegneria (AISI), fondata nel 2004, persegue la promozione dello studio e della diffusione della Storia dell’Ingegneria in tutti i suoi aspetti, dall'antichità ai nostri giorni. Nel prossimo Maggio 2014 l’AISI celebrerà a Napoli il suo Quinto Convegno Nazionale. 


E finalmente veniamo a noi.
A Dicembre 2012 la Società Geologica Italiana (associazione di tradizione più lunga di quelle sinora citate) ha istituito la Sezione di Storia delle Geoscienze, allineandosi ai virtuosi esempi di altre discipline. L’iniziativa è ad oggi garibaldina, volontaria, senza risorse umane né finanziarie dedicate, e volutamente non elitaria, senza però trascurare il rigore scientifico. Questo spirito è noto ai seguaci di GEOITALIANI, un gruppo per fortuna in progressiva crescita e che annovera con soddisfazione tra i suoi fedelissimi molti non geologi, di cui ci auguriamo un sempre maggior coinvolgimento. Ancora molto c’è però da fare, soprattutto all'interno della comunità geoscientifica…

Per concludere, una constatazione provocatoria, seguita da un interrogativo che contiene però un implicito auspicio per il futuro.
Oggi il peso delle geodiscipline tecniche e scientifiche nella società italiana è forse in crescita, ma assai limitato rispetto alle altre categorie. Molti geoscienziati e tecnici compaiono frequentemente nei mezzi di comunicazione in occasione di eventi calamitosi di varia natura, che malauguratamente abbondano ogni anno nel Bel Paese, dando luogo a dirette televisive con più audience di una finale di Champions League. La crescente notorietà della nostre figure professionali (anche se purtroppo, nella storia remota e recente, non sempre come esempi positivi) è comunque un fattore importante, ma l’incisività della “lobby geologica” nelle scelte strategiche nazionali è ancora irrilevante.
Sarà un caso se tra gli ultimi Senatori a vita nominati dal Presidente della Repubblica quest’anno ci sono un fisico nucleare, un architetto, una neurobiologa, ma nessun geoscienziato?

Per saperne di più:



mercoledì 4 dicembre 2013

4 dicembre - Santa Barbara, protettrice dei geologi


Santa Barbara è venerata come Santa e Martire dalla Chiesa cattolica e ortodossa.
Nacque a Nicomedia (l’attuale Izmit, in Turchia) nel 273 d.C. e si trasferì poi a Scandriglia, in provincia di Rieti (del cui comune è Santa patrona). Viene festeggiata oggi, 4 dicembre, data del suo martirio.

È invocata a protezione della morte improvvisa per fuoco, ed è questo il motivo per il quale il luogo dove vengono conservati gli esplosivi sono chiamati "santabarbara". Per tale motivo è la Santa protettrice dei Vigili del fuoco, delle Armi del Genio e di Artiglieria e della Marina Militare.


È anche la Santa protettrice dei geologi, dei montanari, dei lavoratori nelle attività minerarie e petrolifere, degli architetti, degli stradini, dei cantonieri, nonché di torri e fortezze. Curiosamente, è anche la patrona degli ombrellai.
Enrico Mattei le volle dedicare la grande Chiesa costruita a Metanopoli, quartier generale del gruppo ENI.
A Santa Barbara sono dedicate molte caserme e una immagine della Santa è posta a bordo delle unità della Marina Militare.

È tra le Sante più venerate al mondo, specie in sud America, Asia, Europa e Stati Uniti.

(mp)



domenica 1 dicembre 2013

CinqueZeroZero !

di Alessio Argentieri e Marco Pantaloni




Sulla scia del “Jack’s Day”, sentito e coinvolgente convegno in memoria di Giovanni Pallini tenutosi a Chieti lo scorso Ottobre, la pagina facebook GEOITALIANI ha visto crescere rapidamente i consensi, fino a raggiungere il CINQUECENTESIMO gradimento!!!

E per celebrare questo traguardo prendiamo in prestito una delle immagini simbolo del Festival della Scienza di Genova 2011, manifestazione internazionale dedicata al tema “150 e oltre” in omaggio alla ricorrenza del centocinquantenario dell’Unità d’Italia.
Qui è stato concepito l’embrione della nostra idea, con la mostra dal titolo “Unità di misura e misura dell'Unità”, realizzata in collaborazione tra il Laboratorio di Matematica "www.formulas.it" dell'Università Roma TRE, i Dipartimenti di Matematica e Scienze Geologiche dello stesso Ateneo e la Provincia di Roma. La mostra, partendo dall’adozione del metro quale unità di misura di lunghezza sul territorio nazionale, propone una lettura del progetto di cartografia geologica d’Italia quale filo conduttore dell’unificazione e della costruzione di un'identità fisica, oltre che politica e culturale, ripercorrendo il lungo processo a partire dal Paleozoico!

Dopo il necessario periodo di gestazione abbiamo proposto alla Società Geologica Italiana l’istituzione della Sezione di Storia delle Geoscienze, che come è noto è stata sancita nel Dicembre 2012.
A Marzo 2013, con l’attivazione del Blog (supportato dalla pagina Facebook e dall'account Twitter, che si sono rivelati straordinari strumenti di diffusione dell’iniziativa), è nata la comunità di GEOITALIANI.

Il tema della storia delle scienze geologiche, inizialmente apprezzato da un pubblico più maturo, ha raggiunto una fascia oggi più ampia, come testimoniato dal fatto che oltre il 50% di chi ci segue su Facebook ha meno di 35 anni. Il nostro scopo era infatti raggiungere diverse generazioni di geologi e appassionati delle Scienze della Terra, senza limitazioni di età, nazionalità, “corporazione” o altro, per stimolare la riflessione sulla nostra memoria collettiva. Ed è bellissimo constatare come il gruppo annoveri tra i suoi fedelissimi molti “non addetti ai lavori” (alcuni dei quali, che salutiamo affettuosamente, sono ormai noti a chi ci legge come protagonisti attivi della discussione e parte integrante dello “zoccolo duro”), e di cui ci auguriamo un sempre maggior coinvolgimento.

L’iniziativa continua ad essere garibaldina, volontaria, senza risorse umane né finanziarie dedicate, e volutamente non elitaria, ma senza trascurare il rigore scientifico. Ancora molto c’è però da fare, soprattutto all'interno della comunità geoscientifica .…
Nel frattempo un ringraziamento di cuore a tutti coloro che stanno contribuendo in vari modi, anche semplicemente dedicando un po’ di tempo a leggerci, a mantenere vivo lo spirito della tradizione GEOITALIANA.

Ad un anno dall'avvio della sezione, e a 8 mesi dal lancio del blog, le statistiche del blogger di Google ci danno numeri confortanti:
17500 pagine visualizzate, con una punta di 4300 a ottobre;
un massimo di 1730 visualizzazioni per il post "1925: l'eruzione di Fiumicino";
13000 accessi dall'Italia, 1700 dagli USA, 314 dalla Germania, 260 dalla Federazione Russa, 200 dal Regno Unito e dalla Francia, 130 dalla Cina e dall'Ucraina, 60 dalla Svizzera e dalla Spagna, .....