sabato 14 settembre 2013

I geologi e la speleologia nel Lazio

di Maria Piro
Biagio Camponeschi scende un pozzo
nell'inghiottitoio di Luppa
(Sante Marie, Monti Carseolani,
maggio 1960; foto archivio Costa) 

Le grotte e il carsismo dell'area laziale hanno suscitato da sempre l’interesse degli studiosi di scienze geologiche. La prima discesa volontaria di un pozzo di cui si ha documentazione è quella realizzata nel 1800 dal naturalista e geologo marchigiano Paolo Spadoni, nel Pozzo Santullo presso Collepardo, una voragine di oltre 150 metri di diametro e 50 di profondità. L'impresa fu raccontata con molto dettaglio in un articolo pubblicato a Macerata nel 1802: "Osservazioni mineralovulcaniche fatte in un viaggio nell'antico Lazio".
Infatti nel 1796 lo Spadoni era stato incaricato dal cardinale Carandini di ispezionare alcune cave di limonite presso Guarcino (Frosinone). Durante le ispezioni vide il Pozzo Santullo e, grazie a una lettera del Vescovo di Alatri, ottenne il permesso di discenderlo, cosa che fece con l'unico aiuto di una fune, facendosi accompagnare da due contadini. (Si può leggere il divertente resoconto originale riportato nel sito http://www.caifrosinone.it/speleo/collepardo.html).
Spadoni visitò anche la Grotta di Collepardo, già famosa all'epoca, sicuramente conosciuta e frequentata fin dalla preistoria dato il facile accesso, nonostante non sia citata in documenti storici. La grotta, un grande ambiente esteso per oltre 90 metri e riccamente concrezionato, è detta "dei Bambocci" per le particolari forme delle sue concrezioni, che colpivano la fantasia dei visitatori.
La Grotta di Collepardo fu visitata anche, nei primi anni dell’800, da Giovan Battista Brocchi (geologo e paleontologo bresciano, autore, fra l’altro, della Carta Fisica del suolo di Roma) che la paragonò alla Grotta di Antiparos (Grecia), considerata all'epoca la più bella grotta conosciuta.
Brocchi visitò anche, tra il 1817 e il 1822, gli ingressi dei Meri del Soratte, tre grandi voragini carsiche, la chiesa rupestre di Santa Romana, che occupa una caverna naturale sempre sul Monte Soratte. e la grotte costiere del Circeo, scrivendone in alcune pubblicazioni.
Giuseppe Ponzi, che fra le sue numerose cariche ebbe anche la prima cattedra di Geologia all’Università di Roma “La Sapienza” dal 1864, e che fondò nel 1873 il Museo di Geologia, si interessò allo studio delle grotte; si ricorda in particolare lo studio tramite saggi di scavo delle brecce ossifere del riempimento della Grotta di Collepardo.
Fra i geologi che si interessarono e scrissero di carsismo nel Lazio alla fine del XIX secolo e agli inizi del XX si deve citare anche Giuseppe Augusto Tuccimei, che si occupò dell’area sabina e degli Ernici, e Carlo Viola, che scrisse un lavoro di interesse generale sul carsismo, fenomeno che all'epoca era poco studiato e non ancora puntualmente definito.

Nel XX secolo nasce la speleologia organizzata. A Roma inizia nel 1904, con la fondazione del Circolo Speleologico Romano, che fin dai suoi primi anni si occupa di sia di esplorazione delle cavità che di ricerca scientifica. Tra i geologi che ne fecero parte bisogna ricordare Camillo Crema, che esplorò e rilevò diverse grotte del Lazio interessandosi particolarmente al bacino del Lago di Canterno e ai Monti Cornicolani; un suo articolo, che potrebbe rivestire ancora oggi un certo interesse, riguardava gli sprofondamenti carsici avvenuti nel gennaio e febbraio 1915 nella valle del Velino.
Il risultato dell’attività del Circolo Speleologico Romano è un’opera fondamentale pubblicata nel 1948 dal geografo Aldo G. Segre, “I fenomeni carsici e la speleologia del Lazio”, pubblicato dall'Istituto di Geografia dell'Università di Roma, che oltre ad essere il riassunto delle conoscenze speleologiche dell’epoca, è anche un trattato scientifico sul fenomeno carsico.
Da una scissione del Circolo Speleologico Romano nasce lo Speleo Club Roma, fondato nel 1959 da quattordici soci, in prevalenza geologi o studenti di geologia, che da subito caratterizzarono l’attività del gruppo orientandolo verso la ricerca nel campo delle scienze geologiche. fra loro Antonello Angelucci, Biagio Camponeschi, Michele Deriu, Manuela Martinelli, Fulvio Giammetti, Marcello Chimenti, Giancarlo Negretti, Maurizio Minniti. I geologi diedero un forte impulso sia esplorativo che scientifico, curando anche la redazione di numerose pubblicazioni dedicate a questo aspetto delle scienze geologiche.

Biagio Camponeschi in un tratto allagato durante l'esplorazione
dell'inghiottitoio di Luppa (Sante Marie, Monti Carseolani,
maggio 1960; foto archivio Costa)

Il primo presidente del nuovo gruppo fu Bruno Accordi, su proposta di Michele Deriu; Accordi contribuì ad orientare l’attività del gruppo e ad attirare verso la speleologia gli studenti del corso di laurea, che per molti anni parteciparono numerosi ai corsi di introduzione alla speleologia organizzati con cadenza annuale. Furono soci dello Speleo Club Roma negli anni ‘60 anche alcuni studenti che successivamente ritroviamo in veste di docenti; uno fra tanti, Renato Funiciello, anche se la sua attività speleologica ebbe breve durata. Si deve citare anche Giuseppe Licitra, che iniziò la sua attività speleologica a Roma per poi tornare nella sua Catania, dove fondò un gruppo speleologico e studiò, fra l'altro, le cavità di origine vulcanica.
I geologi hanno lasciato quindi un segno nella speleologia romana, caratterizzandosi anche come esperti esploratori. Angelucci partecipò nel 1958, appena prima della fondazione dello Speleo Club, alle esplorazioni dell'Ojo Guarena in Spagna, presso Burgos, un grande complesso ipogeo che attualmente raggiunge uno sviluppo di un centinaio di chilometri; in quell’occasione fu esplorata la Sima de los Italianos, parte importante del complesso.
Esplorazione del complesso dell'Ojo Guarena in Spagna, Burgos, agosto 1958:
Antonello Angelucci con la squadra di rilievo (foto archivio Angelucci)

Esplorazione del complesso dell'Ojo Guarena in Spagna, Burgos, agosto 1958:
a sinistra Antonello Angelucci (foto archivio Angelucci)

Camponeschi, che poi divenne presidente dell’associazione, partecipò a numerose importanti esplorazioni nel Lazio: da ricordare il Pozzo della Creta Rossa nei Monti Simbruini (Jenne) e l’Abisso la Vettica a Castro dei Volsci, una voragine profonda ben 135 metri, un record per l’epoca. 
Molti altri, troppo numerosi per citarli tutti (e molti dei quali ancora attivi nella didattica o nella professione), parteciparono a spedizioni nazionali e internazionali, una fra tutte la grande impresa della discesa del Gouffre Berger in Francia, nel 1967, all'epoca la cavità più profonda del mondo. 
Un altro momento importante fu l’organizzazione del primo convegno di speleologia dell'Italia Centrale nel 1963 a Terracina, nel quale per la prima volta nel Lazio la ricerca scientifica in campo speleologico trovava una sede di discussione e di confronto. Furono presentati numerosi lavori riguardanti il fenomeno carsico della regione.
Dopo gli anni ’60 avviene l’esplosione delle attività esplorative e la nascita di nuove associazioni, anche se non si assiste, in parallelo, ad un incremento degli studi e della ricerca; l’interesse dei geologi per la speleologia diventa piuttosto marginale; ma questa è storia recente.

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