di Giuseppe Naso (Dipartimento della Protezione Civile)
con la collaborazione di D. Albarello, P. Galli, M. Mucciarelli e F. Pergalani
“Spettatori che trovavansi sopra i luoghi eminenti , vedevano i picchi, ed i piani de' monti , non altrimenti che le valli, e le pianure delle loro pendici muoversi come lo Scioglimento de' ghiacci ne' paesi freddi”, e “le acque rigurgitando nel Canale di Messìna , vi toglievan via i meschini abitanti dalle spiagge, e vi gettavano a secco i pesci” (Torcia, 1783).Questa è una delle descrizioni più note degli effetti sul territorio del terremoto del 1783 in Calabria, una “microzonazione descrittiva” che però rende molto bene la gravità del problema.
Fenomeno di liquefazione (con formazione di un piccolo lago) durante il terremoto del 1783, nella piana di Polistena (P. Schiantarelli,1784) |
Ma è la relazione di Baratta a seguito del grande terremoto della Calabria del 1908 che segna il primo (e forse anche l’unico fino al 1970) studio di microzonazione sismica in Italia. Elemento chiave dell’approccio è la ricostruzione dettagliata dei danni agli edifici in rapporto ad alcune caratteristiche morfologiche e geologiche del terreno. Scopo di quella microzonazione è di fatto la comprensione del fenomeno, da cui emergeranno indicazioni generali per la pianificazione della ricostruzione che verranno integrate nelle norme tecniche per la ricostruzione diramate successivamente (18 Aprile 1909).
In uno dei documenti tecnici di supporto alle norme si legge:
“E' vietato costruire edifici su terreni paludosi, franosi, o atti a scoscendere, e sul confine fra terreni di natura od andamento diverso, o sopra un suolo a forte pendio, salvo quando si tratti di roccia compatta; nel quale ultimo caso é indispensabile preparare all'edificio uno o anche più piani orizzontali d'appoggio, eseguendo gli scavi necessari”.Curiosamente, nella commissione tecnica cui è affidata la ricostruzione manca un geologo.
Nonostante all’estero siano in corso studi sul’argomento sin dagli anni ’50, fra il 1970 e il 1980 in Italia vengono effettuati solo studi di microzonazione “sperimentale”, non legati ad eventi sismici recenti e che non hanno nessun impatto sulla normativa vigente. A seguito dei due terremoti di Ancona (1972) e del Friuli (1976) vengono invece effettuati, in fase
post-evento, due veri e propri studi di microzonazione sismica (anche se su aree relativamente ristrette quali quelle di Ancona e Tarcento) con l’impiego di tecniche intensive e avanzate (estesa raccolta dati di sondaggi prodotti ad-hoc, modellazione 1D e 2D della risposta sismica locale) che getteranno le basi metodologiche per gli studi futuri.
La possibilità di applicare estensivamente quanto emerso dalle esperienze di Ancona e Tarcento è offerta dalle attività promosse dal Progetto Finalizzato Geodinamica a supporto della ricostruzione delle aree colpite dal terremoto irpino-lucano del 1980 e che coinvolge, oltre al CNR, numerose Università, con il fattivo supporto di tecnici regionali delle Regioni Emilia-Romagna e Toscana.
Si tratta di un punto di svolta in termini quantitativi (sono ben 39 i centri abitati della Campania e Basilicata interessati) con tutto quello che comporta in termini di coordinamento, gestione e spese. La grande estensione areale implica il largo impiego di metodi speditivi di tipo essenzialmente qualitativo (elementi geologici e geomorfologici assieme a dati di danno osservato). Particolare rilievo hanno le indagini geomorfologiche che si concentrano sulla delimitazione delle aree con terreni instabili.
Un’altra importante esperienza viene condotta in occasione del terremoto che colpisce la regione al confine fra l’Umbria e le Marche nel 1997. Si tratta nuovamente di una esperienza che interessa un’area estesa (saranno 60 le località considerate e scelte sulla base della loro rappresentatività in termini di situazioni stratigrafiche e geomorfologiche locali). Anche in questo caso le amministrazioni pubbliche locali (Regione Marche e Regione Umbria) concorrono largamente alle indagini ed alla costruzione delle carte di microzonazione sismica insieme al Servizio Sismico Nazionale (ora ufficio Rischio sismico e vulcanico nel Dipartimento della Protezione Civile) e al CNR.
Dopo il 1986, fino al terremoto del Molise del 2002, l’approccio alla microzonazione sismica non cambia sostanzialmente, anche se in molte occasioni viene riaperta la strada all’impiego di nuove tecniche di indagine speditive a basso costo (metodo H/V, metodi sismici alle onde superficiali) che troveranno larga applicazione nelle successive occasioni.
In realtà con la microzonazione sismica di San Giuliano di Puglia (Cb) gli studi cambiano sensibilmente sotto due aspetti essenziali:
- Vengono introdotte nuove e più complesse norme tecniche per le costruzioni che includono gli studi di Risposta Sismica Locale a scala del manufatto (almeno in certe condizioni) e comunque forniscono un nuovo possibile “linguaggio” alla microzonazione sismica (classi di suolo di fondazione).
- Le Regioni e i loro corpi tecnici cominciano a sviluppare progetti di microzonazione sismica in proprio, dando luogo per la prima volta ad una visione di lungo periodo che considera la microzonazione sismica come uno strumento di riduzione del rischio sismico in fase di pianificazione territoriale e non più uno strumento per la gestione dell’emergenza.
Il progredire delle diverse esperienze condotte dalla diverse Regioni (alla lista si aggiungono progressivamente la Regione Umbria, la Regione Molise, la Regione Lazio, Regione Basilicata) e la crescente eterogeneità degli approcci proposti inducono la Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome a definire indirizzi aggiornati per le attività future nelle diverse realtà regionali. Il documento (Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica, 2008) viene pensato e realizzato con il concorso dei tecnici regionali, da anni impegnati sul tema, e quello di numerosi ricercatori universitari e centri di ricerca, coordinati dal Dipartimento della Protezione civile.
Infine, tutto questo sistema è stato drammaticamente messo alla prova a seguito del terremoto de L’Aquila del 2009 e di quello dell’Emilia del 2012.
Per saperne di più:
- http://www.dta.cnr.it/dmdocuments/microzonazione_sismica/MS_VOLUME_1.pdf
- http://www.dta.cnr.it/dmdocuments/microzonazione_sismica/MS_VOLUME_2.pdf
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