di Alessio Argentieri
Il contributo femminile alle fasi embrionali delle Scienze della Terra in Italia fu, per motivi culturali e sociali, estremamente limitato: per individuare geoscienziate italiane in ruoli di primo piano bisognerà infatti attendere la seconda metà del XX secolo. Unica eccezione Maria Ogilvie, una pioniera venuta in Italia dalla Scozia alla fine dell’800.
Nata a Monymusk, Aberdeenshire, il 30 Aprile 1864, compì i brillanti studi giovanili presso il Merchant Company Schools Ladies College di Edimburgo; la passione per la geologia cominciò nel frattempo a svilupparsi durante le vacanze nelle Highlands scozzesi, grazie alle escursioni con il fratello Francis, anch’egli futuro geologo. Avviata inizialmente allo studio del pianoforte, cambiò indirizzo formativo conseguendo nel 1890 il Bachelor of Science presso l’University College di Londra, con specializzazione in geologia, zoologia e botanica. Nel 1891 - dopo essersi vista negare, perché donna, l’ammissione all’Università di Berlino - si trasferì comunque in Germania per frequentare, pur non iscritta ufficialmente, l’ateneo di Monaco di Baviera sotto la guida di Karl Von Zittel e Richard von Hertwig.
Il rapporto di Maria con le Dolomiti cominciò nel luglio del 1891, quando la giovane fu invitata dall’affermato scienziato Barone Ferdinand Von Richtofen a seguirlo in quelle località per un soggiorno di cinque settimane ad Ortisei. Il gruppo, in cui Maria aveva il ruolo di dama di compagnia della Baronessa Irmgard, visitò la Val Gardena e le altre località che Von Richtofen aveva studiato oltre trent’anni prima. Alla fine del periodo rimase da sola ad alloggiare a Corvara per proseguire, senza il sostegno di alcun tutore, il rilevamento geologico dell’area di San Cassiano. Ulteriore tratto caratteristico di questa straordinaria icona dell’emancipazione femminile è il fatto che, date le difficoltà logistiche delle aree montuose da esplorare, imparò ad arrampicare dalle esperte guide alpine locali.
Prima donna in assoluto a ricevere i titoli di Doctor of Science (1893, London University) e Ph.D., (1900, Università di Monaco) detiene anche il “primato femminile” degli studi geologici del territorio italiano, quale autrice di numerose pubblicazioni a carattere paleontologico, stratigrafico e strutturale sull’area dolomitica e promotrice - sulla base delle proprie osservazioni - delle teorie faldiste per l’interpretazione tettonica delle Alpi.
Dal matrimonio con il fisico scozzese James Gordon nacquero quattro figli (la primogenita fu battezzata, con notevole anticonformismo, Coral, in omaggio alle sue amate faune triassiche!). Il fatto che, nel contesto storico e sociale a cavallo tra il XIX e il XX secolo, Maria riuscì comunque a conciliare doveri familiari e impegno scientifico, ne fa di certo l’emblema delle madri lavoratrici di ogni epoca. Rimasta vedova nel 1919, si trasferì a Londra e divenne attivista del Partito Liberale e leader di diverse associazioni per l’emancipazione femminile sia in Gran Bretagna, sia a livello internazionale. Fu inoltre la prima donna- ancora una volta - a presiedere una borough court. Per i suoi meriti Re Giorgio V le conferì nel 1935 la prestigiosa onorificenza di Dame Commander of the Most Excellent Order of the British Empire. Nella sua carriera, in cui produsse più di 35 pubblicazioni, fu in rapporti scientifici con i più eminenti studiosi scozzesi dell’epoca, tra tutti Sir Archibald Geikie. Come riconoscimento al suo formidabile percorso scientifico fu insignita nel 1932 della prestigiosa medaglia Lyell della Geological Society of London.
Dame Maria si spense nella sua casa di Regent’s Park il 24 giugno del 1939.
La peculiarità del personaggio risiede non solo nei suoi indiscussi meriti scientifici e sociali, ma anche nella sua capacità di ottenerne il pieno riconoscimento in patria e all’estero, seppur tardivamente e con difficoltà, nel corso della propria vita. Il suo esempio è illuminante di come il primato britannico nelle scienze geologiche del XIX secolo possa essere considerato frutto dalla consolidata tradizione democratica di quel sistema istituzionale.
Le opere sulle Dolomiti
Il suo primo lavoro, sull’area dell’Ampezzano, fu la nota Contributions to the Geology of the Wengen and St. Cassian Strata in Southern Tyrol, pubblicata in Quarterly Journal of the Geological Society (1893), 49 (1), 4. Tra i suoi importanti contributi alle conoscenze geologiche delle Dolomiti, pubblicati in lingua tedesca dal Servizio geologico austriaco, si rammentano: l’imponente monografia Das Grödener, Fassa und Enneberggebiet in den Südtiroler Dolomiten: Geologische Beschreibung mit besonderer Berücksichtigung der Überschiebungserscheinungen (in Abhandlungen der Geologischen Bundesanstalt, n° 24.1 e 24.2, 1927) e Geologie von Cortina d'Ampezzo und Cadore (in Jahrbuch der Geologischen Bundesanstalt, 84,1934, pp. 59-215), con una meravigliosa carta geologica a colori.
Il suo spirito innovatore la portò ad intuire anche le potenzialità del geoturismo e della divulgazione scientifica: fu infatti autrice delle guide geologiche Geologisches Wanderbuch der westlichen Dolomiten (Wien, 1928) e Führer zur geologischen Exkursion in die Südtiroler Dolomiten, in Mitteilungen der Geologischen Gesellschaft in Wien, 20 (1927), pp.194-201.
Per saperne di più
• E. B. Bailey (1939), Maria Ogilvie Gordon, D.B.E., in Nature, 144, 142-143.
• C.M.C. Haines, H.M. Stevens (2001), International Women in Science. ABC-CLIO, p. 115.
• C. Hartley (2003), A Historical Dictionary of British Women. Routledge, pp. 188–189.
• M. Wachtler, C.V. Burek (2007), Maria Matilda Ogilvie Gordon (1864- 1939): a Scottish researcher in the Alps, in The Role of Women in the History of Geology (eds. C.V. Burek, B. Higgs), Geological Society of London Special Publications, 281, pp. 305–318.
• http://www.scottishgeology.com/geology/scottish_geologists/people/dame_maria_ogilvie_gordon.html
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