Nel 1936 il farmacista del paese di Castell’Arquato, dott. Antonino Menozzi, scoprì i resti fossili di una balena nei calanchi di Monte Falcone, a poca distanza dalla strada provinciale Castell’Arquato – Lugagnano.
Questa scoperta riavviò l’interesse verso i reperti fossili che abbondavano nei depositi pliocenici del territorio di Castell’Arquato.
Il rinvenimento fu piuttosto fortuito: Menozzi, appassionato di paleontologia, frequentava i calanchi della Valdarda alla ricerca di fossili, che regalava poi alle scuole o a collezionisti. Nel 1934 rinvenne le ossa che riuscì, con l’aiuto di alcuni operai, a liberare solo due anni dopo.
Il lavoro di scavo venne ripreso in un Cinegiornale Luce (B0980 del 28 ottobre 1936) e descritto in maniera enfatica, con lo stile tipico del periodo.
Degna di nota la frase tratta da un articolo pubblicato nel gennaio 1937 su "La Scure", il quotidiano di Piacenza, che descrive la ricerca di Menozzi con toni quasi poetici: “Così, specialmente dopo le piogge, i calanchi sono certi di ricevere la sua ispezione, perché hanno mutato pigiama di fresco e le scorie del precedente, portate a valle, riservano quasi sempre una qualche sorpresa. Sarà una nuova conchiglia, una scheggia d’albero pietrificato, un pezzo di carbone, un minerale sospetto”.
Pochi anni dopo, però, il 2° conflitto mondiale interrompe le ricerche e disperde parte dei ritrovamenti fatti da Menozzi.
- Carlo Francou. Storie di fossili, balene e rinoceronti. 208 pp. Tip.Le.Co. editrice.
- Museo geologico di Castell'Arquato: http://www.museogeologico.it/
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